“CIO’ CHE IN CAMERA SI PUOTE”

 

di Maurizio Liverani

Le nascite e i matrimoni in Italia sono in netto calo. C’è chi vuol ricorrere a incentivare le une e gli altri perché di questo andazzo le aule rischierebbero, nel tempo, di rimanere deserte. Un bello spirito potrebbe aggiungere: in casi di terremoti non ci sarebbero vittime. Al di là della boutade, si torna a considerare, come sostiene Papa Francesco, il sesso come dono di Dio. Il sesso ha bisogno di una somma uguale di vizio e di virtù, di tenebre e di luce. A meno di non voler dare retta a Oscar Wilde il quale sostiene che le virtù sono vizi camuffati. Per tener vivo il desiderio, un uomo e una donna sono invogliati ad atti passionali e a volte perversi. Segno che l’eclissarsi del desiderio è in gran parte dovuto al carattere delle moderne abitazioni che nullificano, con il loro lindore, idee di voluttà. Il concetto di desiderio è purtroppo scaduto a “funzione”; il suo segreto, la sua delirante sovranità è oggetto di dibattiti televisivi dove donne e uomini sciorinano tutte le loro predilezioni. In questi ultimi tempi va di moda il femminicidio; se ne parla come sintomo della famiglia sempre più in crisi. Prevale la tendenza ad evitare le unioni matrimoniali preferendo vivere da soli. Il più grande vessillifero della perversione, il marchese De Sade, ha scritto che occorre praticare il vizio perché conforme alle leggi di natura e che “la vita non conduce che all’inazione, la più stupida e la più monotona”. Forse per questo c’è un diffuso revival di riti satanici, di riti orgiastici. Il Maligno, per ridestare il desiderio, non sa più quali peccati inventare; il permissivismo è il peggior nemico dell’attrazione fatale. Si è indulgenti con l’adulterio, visto con favore perché servirebbe a mantenere l’equilibrio etico del mondo tra trasgressione e virtù; equilibrio che il divorzio cancellerebbe. Grazie al pentimento e al perdono, l’adulterio può essere tollerato dalla fede cattolica. In un illustre testo sacro c’è l’invocazione “pecca fortiter!”. La pietra dello scandalo, per la Chiesa, è il divorzio non l’infedeltà. Eminenti teologi leggono nell’adulterio (lo è anche quello soltanto immaginato e vagheggiato) il senso del divino. Si è tornati al tempo di Epicuro, quando maschi e femmine approfittavano della massima – epicurea, appunto – invitante ad andare alla ricerca del piacere. Pecchi lui, pecchi lei, si trasgredisce con il corpo, mostrando, come scrive Dante, “ciò che in camera si puote”.

Maurizio Liverani