MA COS’E’ QUESTA CRISI…?

di MAURIZIO LIVERANI

MA COS’E’ QUESTA CRISI…?

Un governo interessato alla cultura potrebbe correggere l’atteggiamento suicida spacciato per aiuti statali: richiamare i privati per cancellare l’indebitamento statale. Soprattutto, non dovrebbe barricarsi nell’idea che lo Stato debba occuparsi di cinema e di teatro; lo Stato può concedersi al soliloquio con l’idea fissa della qualità. Svaporando il sostegno statale, il “tecnico” dovrà praticare la detassazione. L’uscita dal regno del protezionismo è la sola via della rinascita. Il concetto del protezionismo fu elaborato negli anni del Fascismo, legato a una forma di controllo pertinente a quel regime e trasfuso nel successivo. Per anni, come direttore de “Il Dramma” ho pubblicato interessanti testi teatrali di autori rimasti sconosciuti. “Testa coda” politici rinviano nel cassetto testi teatrali di prim’ordine. Pur di spendere milioni si enfatizza l’opera della regia con spettacoli in cui la messa in scena copre il vuoto. A proposito di spesa, testi che ottengono premi non vengono rappresentati perché il loro allestimento richiede investimenti esigui. Testo, parola, recitazione contano sempre meno in spettacoli che lo spettatore “subisce” o non vuole più; stanco di “recite” irrigidite, presepi in cui mancano soltanto le zampogne. Per rigore liberistico – come impone l’Europa – occorre rientrare negli argini della libera competizione; ammainare la bandiera delle sovvenzioni. Un trattato ha contemplato una drastica detassazione sugli spettacoli con una graduale riduzione delle provvidenze. Una legge più recente aveva imposto di tagliare il filo spinato del lager delle sovvenzioni, ma il “protezionismo” è, da noi, una sorta di assuefazione patologica. Quando si esultava perché l’Italia è un Paese eminentemente cinematografico, il torace degli italiani si gonfiava di orgoglio. Partiti i dollari hollywoodiani a causa della “risolutezza” antiamericana dei sindacati, il torace ha fatto “puff”. Quando era ministro, Giulio Tremonti controllava, verificava tutto, sapeva come i partiti utilizzano le sovvenzioni; sapeva come si manipolano le cifre, sapeva chi, nella classe politica, è un trafficone, magari di genio, chi un praticone a pagamento, chi un funzionario furbastro.MAURIZIO LIVERANI