PREMIO ZAVATTINI 2018/2019: ECCO I VINCITORI
La memoria e la sua condivisione attraverso il riuso creativo del cinema d’archivio sono i grandi protagonisti del PREMIO ZAVATTINI che ha visto proclamare i tre vincitori della sua terza edizione. Nella sala dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, di cui lo stesso Zà fu fondatore e primo presidente, la giuria del Premio, presieduta da Susanna Nicchiarelli e formata da Ugo Adilardi, Elisabetta Lodoli, Roland Sejko e Giovanni Spagnoletti, dopo essersi riunita il giorno prima ad ascoltare i pitch di ogni singolo candidato, ha promosso all’unanimità, sabato 23 febbraio scorso, i seguenti progetti: Anche gli uomini hanno fame di Andrea Settembrini, Francesco Lorusso, Gabriele Licchelli, Supereroi senza superpoteri di Beatrice Baldacci e Domani chissà, forse di Chiara Rigione. Ad essi verrà riservato un sostegno di carattere produttivo per realizzare, entro il mese di maggio 2019 il lavoro completo mostrato nel breve video-teaser di presentazione. Inoltre, gli autori dei tre progetti vincitori riceveranno un riconoscimento di2.000 euro ciascuno a lavoro terminato e i loro cortometraggi saranno proiettati in un evento pubblico.
Si
è trattato di un percorso impegnativo ed articolato sviluppato dai
10 candidati con una passione e un entusiasmo davvero contagiosi –
ha dichiarato Susanna Nicchiarelli – e
abbiamo notato come gli incontri tutoriali con i docenti, nei vari
moduli organizzati in questi mesi (significativa novità nell’ambito
del Premio), abbiano prodotto sinergici e sostanziali maturazioni
nello sviluppo della traccia verso la realizzazione del
teaser.
Questi i
titoli ed autori degli altri sette progetti che sono stati reputati
di buon livello e tutti analogamente validi: Alùn di
Tiziano Locci; Liquirizia
romana di Valentina Savi
e Giulia Sbaffi; Tracce
di Rocco di Marina
Resta; La Napoli di mio
padre di Alessia
Bottone; I suoni del
tempo di Jeissy
Trompiz; Questa notte
finirà di Ludovica
Acampora e Monica Siclari; Sync di
Giacomo Riillo e Gaia Siria Meloni.
I
progetti vincitori – Anche
gli uomini hanno fame di
Andrea Settembrini (Torino), Francesco Lorusso (Gagliano del Capo),
Gabriele Licchelli (Torino) è un racconto che sviluppa punti di
vista diametralmente opposti della migrazione negli anni
Sessanta-Settanta del Sud Italia, in particolare del Salento e della
Puglia, verso Paesi come la Svizzera il Belgio e il Nord Europa in
generale. Nato circa un anno e mezzo fa, il progetto ha come cornice
un piccolo bar in provincia di Lecce e come nucleo due personaggi, di
Gagliano del Capo, che si sono messi in gioco cambiando la propria
vita: Naldi, ex proprietario di un cinema che nel 1973 ha deciso,
anziché partire come i suoi coetanei verso altri lidi, di mettere in
piedi un ristoro proprio nel campo di tabacco dove giravano i suoi
film, e che è tutt’ora fulcro vitale del piccolo paese in cui
vive; e Mimmi che invece ha deciso di andare a lavorare in Svizzera
al San Gottardo, per cui ha ricevuto anche una medaglia d’oro, ma è
poi tornato nel suo paese dopo alcuni eventi drammatici che lo
hanno segnato – per riprendersi la vita che aveva lasciato. Una
testimonianza di passato e presente che, sulla falsariga del titolo
di un film di Don Siegal (Anche gli avvoltoi hanno fame), vuole
sottolineare come gli uomini, in quello specifico periodo storico,
abbiano voluto andare alla ricerca non solo di pane ma di
sogni, speranze e possibilità di costruirsi un futuro.
La
motivazione della giuria al premio:
Per la complessità e la ricchezza dei materiali d’archivio
utilizzati, la solidità dell’impianto narrativo e la convincente
rappresentazione visiva.
Supereroi
senza superpoteri di
Beatrice Baldacci (Città di Castello) è un progetto autobiografico
nel quale l’autrice racconta il rapporto con la madre dall’infanzia
fino ai giorni attuali: un percorso di assoluta elaborazione
personale di alcuni momenti della propria vita, sviluppato sul
ritrovamento di vecchie videocassette nelle quali erano stati
registrati numerosi momenti di convivenza con la figura materna. Come
nei VHS inevitabilmente rovinati, allo stesso modo sono i ricordi
della nostra infanzia, consumati dal tempo nascosti nella nostra
memoria. Da questa nuova “scoperta”, si dipana una storia che –
tra malattia e ricordi personali della madre – vede una bambina
reagire e crescere di fronte ad una realtà non più protetta.
La
motivazione della giuria al premio:
Per la coinvolgente riflessione sulla memoria, sul tempo e sugli
affetti.
Domani chissà,
forse di Chiara Rigione
(Avellino) è una riflessione sul tempo e su ciò che gli sopravvive
in uno spazio circoscritto in cui passato presente e futuro sembrano
confondersi. Incipit del lavoro è stata l’espressione finale di un
documentario di Ansaldo Giannarelli del 1961, che ambientato a
Vallepietra, descriveva la situazione di un piccolo borgo che già
iniziava a spopolarsi e “domani chissà
forse”. L’autrice ha voluto andare dunque a vedere che cosa fosse
successo a Vallepietra a distanza di quasi 60 anni e scoprendo
incredibilmente un paese arrestatosi nel tempo attraverso la
dimensione di comuni situazioni, costumi e personaggi che accorpano
passato presente e futuro. Una sorta di analisi soggettiva sulle
trasformazioni fruitive di una realtà sociale arretrata che ha
visto, a distanza di quasi sessant’anni, dimezzare la sua
popolazione.
La motivazione
della giuria al premio: Per
l’interessante approccio alle dimensioni del tempo e della storia
attraverso la rivisitazione di uno spazio e delle immagini che lo
raccontano.
Il Premio
Zavattini è promosso dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del
Movimento Operaio e Democratico (di cui lo stesso Zavattini fu primo
presidente), sostenuto dalla Siae e dal MiBACT (attraverso il bando
“Sillumina”) e dalla Regione Lazio, è realizzato in
collaborazione con Istituto Luce Cinecittà e con la partecipazione
della Cineteca Sarda, Deriva Film e Officina Visioni.