APOTEOSI DEL VAGO

di Maurizio Liverani

Il viso è simpatico, è quello di un fattorino di un ministero romano pronto all’ossequio; nel complesso ricorda il fidanzatino della merciaia accanto. In questi giorni sono stati fatti di Checco Zalone elogi sconfinati; farebbe approdare il cinema italiano a una comicità di tipo nuovo. Si scrive sempre così quando si vuole sfruttare una modesta occasione rispettabile per annunciare alla grande platea dei cinefili che è giunto finalmente l’evento.

E’ nato un nuovo comico, simpatico e gradevole che non si affida alla volgarità ma alle buone maniere. Fa anche delle mossettine alla Chaplin. E’ il risultato della vasta opera di perlustrazione in cerca di comics che sappiano un po’ di Sordi, un po’ di Fabrizi, un po’ di Verdone e di tanti altri che hanno fatto da spalla al cinema blasonato.  Se al termine della gigantesca operazione di pubblic relation i risultati sono questi, si deve concludere che l’operazione è ancora in corso, l’obiettivo è lontano, il cinema italiano continua malinconicamente a ripetere i soliti motivi attingendoli dai soliti attori, i quali, senza tanti sforzi, reiterano il loro repertorio che strappa qualche risata ma non attrae nuovi spettatori. La stagnazione è regola, non si sa ancora per quanto. Va ricordato ai produttori che il cinema non è soltanto una faccia buffa e indifesa ma anche la costruzione di una storia su un fondale che promette sorprese e tiene lontane regie piatte, senza invenzioni visive. Perché, soprattutto, il film è un racconto di immagini nelle quali si muove l’attore. Se l’ uno e l’altro non sono in sintonia per provocare risate o comunque emozioni, il risultato è inevitabilmente negativo. L’attore è uno dei componenti del divertimento, non l’unico; con lui, scenografia, luci, estrosità della macchina da presa, e quindi del regista, possono garantire un successo che si ripete. E non si sperde nelle vuote parole dei laudatores incaricati di sostenerlo. Ma il pubblico qualche volta abbocca! Il gusto è soggetto alle stesse variabili di tutte le rappresentazioni. Chi si occupa di spettacolo è indeciso tra diverse interpretazioni di certi dati: segnalano il bello, il brutto o… l’apoteosi del vago.

 

Maurizio Liverani