L’ITALIA? E’ UNA CINE-DISCARICA

di Maurizio Liverani

Importiamo fiumi di pellicole americane che vengono doppiate e invadono il mercato sia cinematografico che televisivo. Mentre gli Stati Uniti non importano, tranne rare eccezioni, alcun film italiano. Nel lontano governo Dini, l’allora premier sostenne di essere contrario a qualsiasi forma di quote perché considerava questo provvedimento “un modo di limitare la libertà di espressione e addirittura l’intero concetto del libero mercato”. Indignarsi perché nessun film italiano è stato invitato al Festival di Cannes è un’operazione ridicola da quando l’Italia è diventata cinematograficamente una “discarica”. Emerge una constatazione: i boschetti di antenne che spuntano come rami secchi sui tetti captano soltanto film americani, alcuni vecchi sottoprodotti della mecca del cinema. Tra il nostro e quello americano non esiste alcuna “par condicio”. In tempi non lontani abbiamo dato rilievo a una corrente cinematografica francese, la “nouvelle vague”, esaltata da tutta la nostra stampa come un segno inconfondibile che la Francia, esauturando i grandi registi come René Clair o Autant-Lara (sapevano di muffa), poneva fine a una storia e che i vari Truffaut, Godard, Malle,  venivano a seppellire. Qualche anno prima la pattuglia della “nouvelle vague” ribattezzava il neorealismo italiano “miserabilismo”, tanto che Roger Vadim, per sedare le reazioni dei critici italiani, a Venezia si scusò dicendo trattarsi di una semplice battuta. I rapporti tra il cinema italiano e quello francese non sono stati mai né buoni né corretti. Ma come abbiamo detto l’Italia è un paese “discarica” in ossequio al libero mercato. Sono “consumabili” film stranieri che fanno registrare buoni guadagni. Dal 1980 le sale hanno perduto milioni di spettatori mentre si moltiplicano pulsioni distruttive che spingono a vedere un futuro sempre più nero. La beffa di Luca Barbareschi, l’attore che inviò, sotto mentite spoglie, una sceneggiatura di Orson Welles alla commissione ministeriale ricevendo un giudizio negativo, ha dimostrato come un buon film possa nascere da una pessima sceneggiatura. Le commissioni ministeriali sono all’origine della rovina del cinema italiano; sono incapaci di valutare artisticamente e culturalmente un film sulla scorta di un intreccio. La paura di una crisi definitiva e mortale è nell’aria. C’è chi suggerisce addirittura di cambiare lingua, sostituire l’italiano con l’inglese.

Maurizio Liverani