500 EURO O W-IN CASAGIT? UN CONFLITTO ASSURDO
di Giacomo Carioti
Affronto l’argomento del titolo non per voler entrare nell’ottica perversa dell’assistenzialismo accaparratore di ogni possibile opportunità, ma solo per fare una considerazione di “ordine mentale” su quello che sta succedendo in materia di provvidenze anti-Covid, con speciale riguardo alla categoria dei professionisti freelance, specificamente i Giornalisti.
Nell’attesa di chiarimenti e sblocchi sulla erogazione delle tranche di 600 euro per aprile e maggio, sorge ora il problema dei 500 euro addizionali Inpgi/Casagit in partenza a Giugno. Questa provvidenza è condizionata da due fattori: il primo, giusto e comprensibile, legato alla diminuzione del reddito, il secondo, a nostro avviso ingiusto e incomprensibile, dipendente dalla adesione o meno al programma W-IN Casagit.
In parole povere, la maggior parte di coloro che hanno aderito alla Casagit W-IN potrebbero, oggettivamente e sostanzialmente, alla luce dei nuovi fatti, aver -in parole povere- preso “‘na sòla” (sarà per questo che hanno aderito in pochissimi? in fondo, una categoria più scaltra di quanto ci si aspetti…);
infatti, dato che W-IN garantisce davvero poco, sarà molto difficile che nei tre anni di erogazione si ottengano rimborsi totali di € 500…
…vuoi mettere con il mettersi in tasca € 500 subito, in questo eccezionale e per molti drammatico momento di difficoltà?
Io credo che se oggi si desse l’opportunità -a chi ha aderito- di tornare indietro, rinunciando al W-IN, la totalità lo farebbe, per optare verso il bonus di € 500…
Quindi, al limite, avrei anche capito -pur se non condiviso- una possibilità di scelta per chi ha aderito al W-IN: o conservarlo o chiedere i 500 euro. Ma così, l’esclusione d’autorità non pare accettabile.
Alla fine, sembrerebbe poi configurarsi una effettiva ingiustizia ideologica, che assimila impropriamente una provvidenza di solidarietà generale ad un successivo intervento di sussidio straordinario emergenziale e imprevedibile (ma che c’entra???), rendendoli reciprocamente incompatibili, mentre invece dovrebbero appartenere a motivazioni e funzioni ben diverse.
Questo ragionamento è insensato? Appartiene solo a me?
Se è così, chiedo scusa a tutti.
Se così non fosse, avrei piacere che altri, più influenti di me nell’ambito delle istituzioni professionali e sindacali, si assumessero l’onere di una puntualizzazione sul tema.
Giacomo Carioti