di MAURIZIO LIVERANI
Purtroppo, la nouvelle vague al festival di Cannes è durata poco, ma ha lasciato un grande ricordo. A ben guardare i titoli della rassegna di quest’anno l’”ancienne vague” prende la rivincita. Si è tornati a servire del buon cinema ma, soprattutto, del basso commercio. Sia pure a denti stretti, i cinefili debbono riconoscere che, nonostante gli agi che il cinema, grazie alla nouvelle vague, si è procurato, hanno peccato in coerenza. François Truffaut, quando tanti anni fa gli chiesi se era contento delle critiche a ‘La peau douce’, alludendo alla critica francese mi rispose: “Non hanno capito nulla, come sempre. Hanno preso il mio film come una pellicola tradizionale che si ricollega al feuilleton ottocentesco. Scrivendo tante stupidità vogliono far credere che io faccio film commerciali alla Autant-Lara, alla Clément…”. “E delle critiche italiane tutte negative che cosa pensa?”, gli chiesi. Truffaut ritirò la testa dentro le spalle con una piccola smorfia di noncuranza: “Come si può discutere con i giornalisti che non cercano di capire. A loro fa comodo dire che mi sono commercializzato e su queste deboli stampelle poggiano i loro articoli. Sono arrivati a dire che mi sarei battuto in giuria perché non venisse dato un premio all’Italia. In realtà mi ero accorto che il vostro rappresentante, Mario Soldati, voleva ad ogni costo che vincesse un film italiano e ho cercato di sventare la manovra. Da allora ho deciso di non far più parte in vita mia di una giuria di festival”. Per il collega francese René Clément, odiato da Truffaut, il regista della nouvelle vague era “Digne d’être enfermé dans une taule… un verme immondo”. Ricordo che Roberto Rossellini sostenne nella polemica Truffaut, ma si arrabbiò quando l’amico apprezzò il film di Federico Fellini, ‘La dolce vita’, ostentando una deferenza non scevra da qualche guardinga reticenza. Truffaut rispettava Fellini, lo ammirava, ma sapendo, grazie al “veto” di Rossellini, di non poterglisi abbandonare. Parlandogli della ‘Dolce vita’, Rossellini gli disse, con paterna bonarietà venata di accondiscendenza: “Fa spicco…”, sottintendendo “in mezzo a tanti somari”. “J’adore Roberto”, mi disse Truffaut, “’Viva l’Italia’ è un film di una bellezza incredibile, superiore, molto superiore a ‘Senso’. Che un film come ‘Viva l’Italia’ sia stato bistrattato dalla critica italiana è incredibile…come si fa ad essere aussi bête?… Est la règle du jeux!…”. E si mise a ridere.
MAURIZIO LIVERANI