ACCORDI CHIUSI, ACCORDI IN BILICO

di Barbara Soffici

L’Italia ha chiuso il mese di gennaio con una serie di incontri internazionali, alcuni con risvolti assai produttivi, altri con accordi ancora in bilico, o ancora da delineare. Le intese raggiunte e sottoscritte  (ben 17)  tra il nostro Paese e l’Iran daranno certamente, nel prossimo futuro, un notevole impulso alla crescita economica di entrambi i paesi. Questa collaborazione commerciale e di investimenti spalanca all’Italia anche la porta a una politica internazionale di ampio respiro, di importante impatto sui delicati equilibri e sulla costruzione della pace in Medio Oriente e soprattutto nella lotta al terrorismo islamico. Sul fronte Roma-Berlino le cose non vanno altrettanto bene. Renzi continua a proporsi come l’investimento su cui puntare e Berlino continua ad ignorare le riforme del governo italiano, continua a tirare i cordoni della flessibilità, puntualizzando però che la decisione  spetta alla Ue. Le divergenze tra i due premier diventano maggiori sul tema dell’emergenza “immigrazione”.  Renzi vorrebbe accogliere i profughi in modo coordinato a livello europeo, senza far cadere quest’onere solo sull’Italia (e sulla Grecia). La Merkel continua invece ad insistere sull’intesa con la Turchia per gestire i capi-profughi, accordo che Renzi non intende firmare prima di sapere se i 282 milioni di euro che l’Italia dovrebbe versare alla Ue  verranno “computati (o meno) nel Patto di Stabilità”. Alla fine, come sempre, Roma e Berlino troveranno un accordo perché, come dice Renzi,  “sono più le cose che ci uniscono  di quelle che ci dividono”…  e l’unione è in certi casi necessaria, specie se si deve affrontare e battere il dilagante populismo. Un risultato ambiguo è stato ottenuto invece sul versante “Banche”. Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan è riuscito, dopo una lunga trattativa, ha giungere ad un accordo con la Ue per risolvere il problema dei crediti deteriorati dei nostri istituti, evitando gli aiuti di Stato. Con la “garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze” il nostro sistema bancario dovrebbe essere in grado di smaltire velocemente i propri crediti deteriorati, e migliorare la capacità di concedere prestiti all’economia reale. Risolta, almeno sulla carta (continuano infatti in Borsa le turbolenze sui titoli bancari), la  questione della Bad Bank (il governo dovrà, entro questa settimana decidere le norme del riassetto del sistema) la polemica tra l’Italia e la Ue verte adesso sulla revisione della direttiva comunitaria sulle perdite a carico dei risparmiatori in caso di crisi bancaria (il cosiddetto bail-in). Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco sostiene che le norme sui salvataggi, per la risoluzione delle banche in difficoltà,  vadano riviste o comunque vadano attuate gradualmente per permettere agli investitori “di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime, e di orientare (quindi correttamente) le loro scelte”. Bruxelles invece è determinata a mantenere le direttive invariate. Anche in questo caso è chiaro come andrà a finire. L’Italia, in attesa  di quelle “previsioni economiche d’inverno” della Commissione europea che potrebbero inficiare il giudizio e l’ok definitivo di primavera sulla nostra Legge di Stabilità, come sempre, suo malgrado, sarà costretta a sottostare alle decisioni e della Ue e della Germania.

Barbara Soffici