ACREDINI VIRULENTE

di Maurizio Liverani

In questa democrazia paradiso degli sciocchi, Massimo Dā€™Alema si distingue come un tirannello che si vede costretto a sottomettersi alle leggi della maldicenza. Insaziato di nuocere al suo partito, disprezza a tal punto il capo della sua fazione bocciandolo come tele-persuasore. ā€œUn tipo come lui non ĆØ adatto ad apparire nel piccolo schermoā€, intendendo dire che lā€™espressione di Pietro Grasso annoia, intristisce e, volendo essere indulgenti, rievoca lā€™immagine di un cospiratore edulcorato. Il ā€œcesarismoā€ televisivo di Grasso non puĆ² sperare di diventare governativo. Con lui la via dellā€™affermazione ĆØ sprangata, sottintendendo che, se al suo posto ci fosse un ā€œcertoā€ Massimo Dā€™Alema, prodigo viticoltore, il partito conoscerebbe certamente il prodigio del successo. Eā€™ bastato dire agli italiani che il leader di LeU non ā€œforaā€ il video per sostenere la sua algebrica incapacitĆ  di governare. Da quando ha preso la tessera del Pci, ancora giovanetto, Dā€™Alema, definito da Cossiga ā€œbolscevico garbatoā€, ĆØ sempre stato convinto che tutto si sarebbe svolto secondo i suoi desideri. Lā€™illusione di appartenere alla razza dei grandi talenti politici non lo ha mai abbandonato; preso atto del contrario, dĆ  sfogo a tutti i suoi risentimenti. Per fornire di sĆ© il volto piĆ¹ rassicurante alla Confindustria ne ha fatte di cotte e di crude. Ora i suoi ā€œcompagniā€ lo descrivono come una di quelle cose inanimate di cui parla Rousseau: ā€œfanno pensare, ma non pensanoā€. Lā€™irriverente immagine fornita dal saggio scritto da Giuseppe Chiarante, ā€œDa Togliatti a Dā€™Alemaā€, si ĆØ annacquata, devitalizzata. Da qualche tempo cerca di sottrarsi a questa ridicola presentazione; vuole apparire un uomo sicuro, con ampie riserve di spregiudicatezza e con una vitalitĆ  ansiosa per avviare lo ā€œscampoloā€ di comunismo chiamato LeU verso unā€™impresa impossibile: quella di porsi nel solco della grande socialdemocrazia. Gioca ā€œa dispettoā€ per accrescere le antipatie, le invidie e i rancori latenti. Lo allarma la prospettiva di un accordo Renzi-Berlusconi. Queste elezioni sono nate sotto il segno dello sgambetto. Inizialmente Dā€™Alema intendeva presentarsi come ā€œcandidato di mediazioneā€, proposito che ha un solo nemico: il suo caratteraccio. Confida di lanciarsi nella dialettica del domani, persuaso di essere lā€™ago della bilancia di qualsiasi accordo. Si crede affidabile, ma non trascura occasione per darsi la zappa sui piedi. Con personaggi come il viticoltore di Gallipoli, lā€™Italia politica sarebbe destinata alla durata dellā€™agonia dellā€™indistruttibile, alla piĆ¹ piatta ripetitivitĆ . Lā€™ā€ioā€ vigoroso di Dā€™Alema, denunciando lā€™inadeguatezza del leader del suo partito nel presentarsi in video, ĆØ un involontario ā€œaiutinoā€ dato al suo nemico Matteo Renzi.

Maurizio Liverani