di Barbara Soffici
L’attentato sulla Rambla di Barcellona sta destabilizzando non solo l’Europa, ma il mondo intero. Per più di una ragione. Innanzitutto perché tra le decine di morti e il centinaio di feriti risultano persone di ben 35 nazionalità diverse; l’offensiva terroristica ha travolto anche Stati Uniti, Filippine, Canada e Australia. In secondo luogo perché la strage prodotta dall’attentato poteva avere dimensioni molto più vaste. E’ certo infatti che i terroristi intendevano sferzare non uno o due, ma una serie di attacchi che prevedevano originariamente l’uso di esplosivi e di bombole di gas. Tra gli obiettivi principali doveva esserci anche la Sagrada Famìlia, il maggior simbolo della cristianità in Catalogna, noto capolavoro di modernismo realizzato da Antonio Gaudì. Costretti per motivi di forza maggiore ad abbandonare il progetto iniziale i terroristi, cinque giovanissimi “soldati urbani della jihad”, hanno pianificato allora due attacchi “mordi e fuggi”, quello messo a segno alla Rambla e quello fallito al porto di Cambrils, dove hanno trovato la morte, uccisi da un agente dei Mossos D’Esquadra, ovvero della polizia catalana.
Destabilizza non solo il fatto che sia stato messo a punto un atto di violenza che, chiaramente, intende violare i luoghi che sono il fulcro di Barcellona, il punto d’incontro per tutto il mondo, il crocevia di culture a confronto, ma anche il fatto che l’Isis si sia servita, per progettare le stragi, per compiere gli attacchi, di 5 ragazzi “integrati”, radicalizzati dopo la scuola, addestrati dall’imam Abdelbaki Es Satty, morto ad Alcazar mercoledì scorso nell’esplosione delle 120 bombole di gas che dovevano essere impiegate negli attentati.
Ora ci si chiede se l’attacco a Barcellona rinvigorirà le rivendicazioni indipendentiste della Catalogna. Madrid intanto accusa Barcellona: l’attentato della Rambla poteva essere evitato, si è propagandata troppo l’efficienza della polizia catalana per dimostrare che “l’esecutivo” è in grado di gestire queste situazioni, ovvero è in grado di “governare” in modo indipendente. Ma si sa, le radici storiche della Spagna sono assai complicate e dividono ancora oggi il mondo politico: a destra si rivendica infatti l’identità hispanidad cattolica; a sinistra si inneggia alla cultura iberica, atea e laica, di integrazione, nella convinzione che altrimenti si alimenterebbe, con lo scontro tra civiltà, con la divisione tra le etnie e le religioni presenti in suolo iberico, l’estremismo jihadista.
Trovano, invece, triste conferma le previsioni degli esperti dell’antiterrorismo, che da tempo avevano sollevato la possibilità di una pericolosa rete di collegamenti, dell’esistenza di cellule e di fiancheggiatori e reclutatori, sparsi per tutta Europa. Le relazioni internazionali dello jihadismo sono ancora da definire, sebbene siano chiari non solo il percorso dal fronte mediorientale alle terre del Maghreb, dell’Africa del nord, ma anche i contatti tra Marocco, Belgio, Zurigo, Marsiglia e Parigi. Ci si chiede ora se l’Isis, attraverso i foreigh fighters “europei”, quasi sempre di origine nord africana (libici, marocchini, tunisini e egiziani, addestrati quasi sempre nel campo di Sabratha, nella Tripolitania libica) possa spostare le sue centrali operative in Europa. E’ chiaro che ormai non è più possibile sottovalutare quella propaganda che promuove la “riconquista mussulmana”. La possibilità che il Califfato islamico voglia davvero riconquistare tutti i territori della penisola iberica, che in passato sono stati tolti al mondo arabo con la Reconquista, crea non poche preoccupazioni. Non è un segreto che nell’ultimo mese la Spagna abbia registrato il boom di ingressi illegali. Forse, come molti sostengono, i trafficanti, viste le oggettive difficoltà di raggiungere l’Italia e l’Europa dalla Libia, hanno semplicemente cambiato rotta; ma, guarda caso, le due rotte alternative, quella che passa dall’enclave spagnola in terra marocchina di Ceuta e Melilla (che sostiene da tempo “assalti di massa”) e quella che dalla costa atlantica del Marocco passa per le Canarie, sono rivolte verso al-Andalus, l’Andalusia… il territorio della penisola iberica governato anticamente dai mussulmani.
Barbara Soffici