AMATO, BATTI UN COLPO

di Maurizio Liverani

Sorprende e non poco che Giuliano Amato non abbia fatto nulla per entrare nella grande “omelette” governativa. Probabilmente per non sottostare ai diktat di D’Alema e agli insulti “squadristici” degli altri piddini che si sono impossessati della “gloriosa casa del socialismo”, dimentichi che in Spagna, durante la guerra civile, i rossi prediligevano sparare alle spalle i socialisti invece che agli uomini di Franco. Giuliano Amato non si vuol sentire investito dalla “gualdrappa ideologica” sopravvissuta al comunismo, divenuto vecchiume passato di moda. Il “dottor sottile”, con la sola sua presenza in questo calderone, impermalosirebbe i socialisti che si sono sottomessi seguendo la loro abitudine alla docilità; preferisce non entrare nella scialuppa della sinistra che, giorno dopo giorno, sta naufragando, essendo Amato dotato di una innata capacità di trarre il massimo vantaggio da avvenimenti contrari. Si ha il sospetto che stia pensando alla rinascita della casa madre socialista e non sono pochi coloro che lavorano affinché il partito di provenienza “ricicci” al più presto. Dopo tanto masochismo c’è nell’aria una volontà di rinnegare il presente. Non è la forza del Pd né della destra che sembra più pericolosa, ma la rinuncia di uomini socialisti che insistono a non voler ritrovare una coerenza di partito e una coesione. Una congiura di mediocrità e di incultura ha consentito alla sinistra di fare una sola vittima: il Psi di Craxi. Isolandosi per il momento, Amato si atteggia a persona passata, a mezza strada tra il politico e il non politico, fra l’impegno e il non impegno, tra questo mondo partitico e nessun mondo.  Dei tremebondi politici di questo momento non vuole turbare il sonno, apparentemente iperattivo di chi detiene il potere e l’opposizione. Sul piano delle dichiarazioni gli uni e le altre sono veramente avanzati sulla via del nuovo corso, sul terreno dell’esperienza non lo sono affatto. Purtroppo uomini come Bettino Craxi e altri ancora sono stati annichiliti; nessuno è venuto a sostituirli e quindi il tono del socialismo italiano si abbassa sempre più. Per questo Giuliano Amato vuol essere libero da ogni tutela, sentendosi investito da un singolare complesso di superiorità nei confronti dell’unico tutore – Craxi, del quale non ha buttato a mare gli illuminati insegnamenti. Dovendo scegliere il presidente della Repubblica, al “dottor sottile” è stato preferito un democristiano che, come il tronco di fico di Orazio, si crede divinità pur essendo destinato a diventare panchetta. In questo scorcio di legislatura è stato consentito a “scoppietti” della politica di diventare obici; di recitare la parte di paggetti il tempo necessario perché Amato prepari il suo rientro.

Maurizio Liverani