ANALFABETI A MONTECITORIO

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

ANALFABETI A MONTECITORIO

Dietro il refrain dell’indistruttibile perennità comunista, un iracondo ex segretario designava ogni suo oppositore in questi modi: 1) pagato, 2) reazionario, 3) massone, 4) mafioso, 5) agente degli Usa. Sul mafioso si insiste in questo momento con il sospetto su Lorenzo Cesa, segretario, ora dimissionario,  dell’Udc. Ancora una volta si dimostra come la magistratura metta lo zampino decisivo nella conflittualità politica; adotta la tecnica del falconiere che cerca di prendere pernici dove ci sono pernici e quaglie dove ci sono quaglie. La magistratura in Italia è un corpo autoritario. Fausto Bertinotti l’aveva considerata una presenza estranea all’esperienza dei partiti di massa.

“Veramente rivoluzionario è soltanto il momento pre-rivoluzionario”. Dall’agitazione politica il rivoluzionario, per non cadere nel cestino dei rifiuti, balza su tutte le poltrone del potere; “… utilizza i mezzi della reazione che in precedenza aveva condannato”. Questo scrive Emil Cioran in “Storia e utopia”, apparso nel 1960. Ma a parte invertite, con la destra al governo e la sinistra all’opposizione, in Italia scorrerebbe molto sangue. Cioran precisa: “Una rivoluzione una volta al potere diventa il contrario, cessa di essere una rivoluzione, imita la fisionomia, l’apparato e persino il funzionamento dell’ordine che aveva rovesciato; più vi si dedica e più distruggerà i propri principi e il proprio prestigio”. Si può parlare ancora di destra e sinistra senza pensare a un’agonia prolungata che promette ulteriori decomposizioni, la muffa, il lutto annidati dietro i simboli dei vari partiti.

La commedia del comunismo “sol dell’avvenire” non incanta più le nuove generazioni. Ai giovani si dice apertamente che nel paese ci sono poche speranze e anche pochissime promesse. Il tempo ha neutralizzato l’immagine giovanilista dei partiti di sinistra. Il volto e lo sguardo di Pier Luigi Bersani ci segnalano che l’antica fede è rosicchiata da troppi tarli e che non ci sono più vulcani ideologici.

Leonardo Sciascia, come Pasolini, aveva individuato quello che da tempo si va dicendo: cioè l’esistenza dei “padroni del potere”. Una sorta di tirannia che non comporta forche o roghi ma esercita sui cervelli un accurato lavaggio.

La seconda Repubblica è fotocopia della prima, con un solo peggioramento segnalato dalle facce dei politici che svelano una pochezza, una incompletezza intellettuale. I giornali rivelano che alcuni parlamentari non sanno né leggere né scrivere, si aggrappano solo alle poltrone.
 
MAURIZIO LIVERANI