ANNICHILITO DAL FIORENTINO

di Maurizio Liverani

Ci troviamo periodicamente di fronte al problema Ciriaco De Mita. Nasce democristiano, passa al Partito popolare italiano, a Democrazia è libertà, alla Margherita infine al Partito democratico. Quando Matteo Renzi, senza acrimonia, ricorda al quasi novantenne sindaco di Nusco questi trasformismi, De Mita sta per dare in escandescenze. Non vuole, evidentemente, che si sappia di essersi sempre appostato al varco di ogni occasione propizia per cogliere un zinzino di notorietà. Come se quella raggiunta non bastasse mai. Le parole per indicare l’età sono tante, ma nessuna appaga. C’è da dire che un vocabolo serio e rispettoso come il latino “senex” non è adatto a Ciriaco; nei partiti che sono stati sotto la sua influenza lo chiamano l’”incombente”, perché vuole partecipare a tutti i banchetti politici, mai come stuzzicadenti. Nel dibattito su La7, moderato da Enrico Mentana, è stato a volte fastidioso, altre uggioso e seccante. Annunziando che al referendum costituzionale voterà “no” in faccia al presidente del Consiglio, era convinto di destare scalpore dato che Renzi è il segretario del partito cui attualmente appartiene, il Pd. In quel momento pensava a deificarsi mentre l’altro, il fiorentino, lo ha machiavellicamente scuoiato come un capretto. Per mettersi in rilievo plastico  sulla scena politica (ricordiamo che è stato anche alla Casa Bianca come presidente del Consiglio) ancora una volta è ricorso alle solite frasi democristiane tra le quali si capiva che è favorevole alla ricerca del “dialogo” al “bisogno di stabilità” e a incentivare comportamenti “coerenti” e “virtuosi”; patacche del lessico giornalistico giustamente mangiate dalla ruggine. Con riguardosità e sottigliezza, Renzi gli ha ricordato il passato nei suoi partiti fornendone l’immagine di un agnello sul punto di essere immolato. Il premier prende i suoi argomenti da fatti reali, da certezze visibili facendo apparire De Mita un campione del rovinoso status quo del Paese che con il “no” al referendum vorrebbe perpetuare. Renzi dava luce alle cose oscure del passato mai chiarite abbastanza; ha fatto di tutto per non rendersi ostile ed evanescente, riducendo l’avversario a un semplice “memento” di un passato infausto. Le picconate venatorie alla Cossiga del premier hanno colpito giusto; si è avvertito di aver fatto entrare De Mita in una di quelle collere che un tempo gli avrebbero acceso l’ira. I pronostici benevoli per Matteo e cattivi per Ciriaco si sono puntualmente avverati; per una volta si è fatta chiarezza eludendo tanti discorsi in politichese. Onore al capretto che si è “sacrificato”.

Maurizio Liverani