di Maurizio Liverani
La sinistra ha individuato nella corruzione lo strumento idoneo per allargare l’area della sua egemonia. Ha approfittato del masochismo delle coalizioni avverse e, grado a grado, ha imposto al Paese la “normalizzazione”. Dallo spirito di rinuncia dei partiti avversi, gli egemoni hanno tratto la convinzione che sia facile appropriarsi di tutte le poltrone, dal sottogoverno alla Rai, ai grandi organi di informazione. Su questi si sono installate le vanitose “coscienze critiche” orientate a sinistra e che periodicamente elevano alte grida contro immaginari pericoli verso questa democrazia, che per primi hanno corrotta. La “coscienza critica” viene omerizzata dalla stampa per difendere questa “normalizzazione” equivalente a una dittatura camuffata, esagerando pericoli di secessione e di frantumazione dell’unità nazionale. Gli industriali credono così poco in questa unità da aver trasferito le fabbriche all’estero. I loro boss costituiscono l’ossatura del Paese sminuendo quella dei piccoli imprenditori. Quelli che tanto odiava Lenin perché capaci di infrangere l’alleanza dei comunisti con il grande capitale. E’ facile intuire come, con questa “normalizzazione”, i progressivi siano riusciti a monopolizzare cinema, teatro, televisione e premi letterari. La cloaca di “Scandalusia”, secondo la definizione del liberale Ernesto Rossi, era già aperta a Roma al tempo del sindaco Rebecchini e dei palazzinari “calce e martello”; quando Ennio Flaiano scriveva: “L’Italia è il paese che ha il maggior numero di miliardari rivoluzionari”. Grazie alla “normalizzazione”, un noto giornalista di sinistra poté far assumere sua figlia da Enzo Siciliano alla Rai. Niente di male dal momento che vi lavora la figlia di Berlinguer; brava, riconosciamolo. Ma tutti sono bravi; purtroppo la professionalità, come con Lucia Annunziata, coincide con il rispetto cieco e assoluto delle idee di sinistra. C’è posto anche per qualche giornalista di destra purché si impegni a rispettare le regole del padrone del vapore.
Maurizio Liverani