di Barbara Soffici
Sono ormai davvero molti gli italiani che iniziano a chiedersi se la contesa scoppiata in Europa tra Renzi e Juncker (su politica energetica, rigorismo finanziario e profughi) possa avere forti ripercussioni sul “piano” di Padoan per risolvere la questione dei crediti deteriorati dalle nostre banche (Bad Bank) e sulla Legge di Stabilità, entrambe al vaglio della Ue. Le trattative con al Commissione Europea si sono rivelate difficili fin dall’inizio, a causa della reticenza della Germania, dell’ideatrice di quella politica economica (che prevede di fatto anche “una sottrazione della sovranità su una base unicamente monetaria”) portata avanti dall’Unione. E Renzi, negli ultimi tempi, ha insistito molto sulla crescita e sulla flessibilità, mettendo spesso in evidenza i danni prodotti dall’austerity teutonica. Ora il nostro premier è determinato ad “insistere” anche su quella “garanzia comune europea sui depositi”, indispensabile per la soluzione della questione dei crediti deteriorati e ha espresso una comprensibile preoccupazione per l’accordo russo-tedesco che taglierà fuori l’Italia ( e gli attuali gasdotti) veicolando tutto il metano attraverso la Germania che diverrà l’unica distributrice. Se l’attacco frontale alla Merkel per l’ennesimo dietrofront sui profughi, per l’inferiore solidità delle banche tedesche rispetto a quelle italiane e per la paventata rottura degli equilibri della politica energetica (derivante dall’accordo con i russi sul metano) ha creato notevoli tensioni e dissidi con Berlino, la contesa con Juncker sul rigorismo finanziario e, soprattutto, il veto italiano al pacchetto di 3 miliardi alla Turchia per frenare la migrazione dei rifugiati ha reso incandescente lo scenario. In un sol colpo Renzi ha messo chiaramente in evidenza la mancanza di una visione comune e tutta la fragilità e l’assurdità di questa “sbilanciata” costruzione dell’Unione che rischia di far implodere l’Europa. Juncker, che solo qualche giorno fa aveva parole dure contro l’Italia e il suo primo ministro (con le sue “insistenze” è riuscito ad “offendere la Commissione”), ora dichiara che tra Ue e Roma non c’è alcuna crisi e “lo scambio di frasi virili è normale in democrazia” e certo “non porta conseguenze”. E anche Berlino ha fatto, apparentemente, un passo indietro. La battaglia intrapresa da Renzi contro la Ue, o meglio contro i veti di Berlino potrebbe però aver fatto sprofondare l’Italia in una “vendetta” finanziaria. Da giorni la Borsa di Milano è in negativo non solo a causa della discesa del petrolio ai minimi (caduta che ha trascinato nel baratro anche Wall Street) ma anche per l’affondamento dei titoli degli istituti italiani. Un vero e proprio attacco – secondo il presidente dell’Abi Antonio Patuelli – in quanto “non ci sono situazioni recenti che spiegano questa forte volatilità sui mercati”. E mentre Renzi e Visco definiscono una rete di sostegno tra gli istituti per fronteggiare “gli eccessi provocati da una speculazione borsistica al ribasso”, il governo italiano continua ad “insistere” sul progetto di Bad Bank (che ricalca quello di Monti del 2011) stilato da Padoan affinché sia al più presto accettato. Intanto il portavoce della Merkel spinge la Ue a concludere velocemente l’accordo (che ha ricevuto il veto italiano!) con la Turchia per bloccare alla partenza i flussi migratori e smentisce l’esistenza di “una trattativa riservata (con l’Italia?) per un grande scambio su banche e flessibilità”.
Barbara Soffici