di Maurizio Liverani
Se confrontiamo le facce dei primi ministri delle singole nazioni dell’Unione europea notiamo una pietosa eredità: quella della paura del fato. Nel questo panorama di squallore si distingueva Tony Blair, primo ministro britannico dal 1997 al 2007. A confronto di Sarkozy, di Hollande, di Prodi, di Rajoy appariva dotato di uno “spirito magno”, possibile oggetto di idolatria e denigrazione ugualmente odiose. Dopo aver confessato di aver scatenato una guerra inutile e controproducente come l’invasione dell’Iraq e fatto impiccare un alleato come Saddam Hussein rivela tutta la sua pochezza. Da una delle menti più acute dell’Ue è caduto a livello di uno dei più ignoranti ciuchi della storia politica europea. Dopo aver provocato con la sua azione e con l’ausilio dei Bush, padre e figlio, una burlesca e sanguinaria guerra, su questo errore madornale ha inscenato una serie di ridicole scenette coinvolgenti anche la famiglia. Con il blitz contro Saddam Hussein, Inghilterra e Stati Uniti volevano attuare il disegno storico di sempre: dividere e indebolire l’Europa. Con i raid sull’Iraq la casa comune europea dimostra la gracilità di una palazzina alla periferia di Roma. Questa confessione potrebbe (anzi lo sarà) essere l’uccisione dell’ideale europeistico; l’eutanasia dell’Europa unita. Oggi sappiamo che, se sopravviverà, sarà soltanto per ragioni finanziarie. Ci accorgiamo soprattutto dell’impotenza delle democrazie del nostro continente che non hanno saputo replicare al colpo a effetto di Clinton e Blair. Quest’ultimo ci fece sapere, allora, che l’Inghilterra era nella sfera degli Stati Uniti. Peggior scacco matto all’Ue, nella quale faticosamente siamo entrati, non poteva realizzarsi. Alla prima prova il nostro continente si dimostra un castello di carte da gioco; il mito dell’Ue è sopraffatto dal mito dell’irragionevolezza dei suoi alleati. I profeti di questo ideale si sono ridicolizzati. L’Italia conta qualcosa fin quando le basi Usa saranno nel nostro territorio, l’inconcludenza della nostra politica estera ci fa trovare soli, la nostra democrazia ha nel suo dna il gene dell’autodistruzione. Gli alleati non sanno reagire perché non sanno rispettare l’uno il punto di vista degli altri. La signora Merkel fa il pesce in barile; è uccel di bosco. Hollande, “sincero correligionario”, deplora. Per ultimo Blair si rivela un comico da varietà. Tutti mettono a nudo il bluff dell’Europa unita. Baghdad aggredita – per “uno sbaglio” – condanna l’Europa a essere subalterna, soprattutto perché si fa trovare disunita in una crisi internazionale di vasta portata. L’Unione continuerà a funzionare buona per banchieri e padroni del vapore; ma è già privata della sua essenza, del suo valore. La storia si è messa a correre, ma non nella direzione dei padri fondatori.
Maurizio Liverani