di Maurizio Liverani
Il caso vuole che le facce dei “caudilli” politici attuali non reggano i primi e i primissimi piani. Molti di loro quando parlano più che ragionare sbuffano lanciando verso il telespettatore lapilli di saliva, infuocati dalle loro argomentazioni polemiche. Si è sentito il bisogno di metterli davanti a un’alternativa: o andate a “sputare” altrove o cambiate i vostri sproloqui. Avendo alle spalle una tradizione di gregarismo hanno accettato di occuparsi di sport; su questa sponda si sono leggermente migliorati. Molti dei più accesi polemisti politici sono apparsi sbarbati, facendo uso di un italiano accettabile. Sui temi sportivi hanno cognizioni che non hanno mai dimostrato su quelle della politica. Il video introduce tra i giornalisti la selezione naturale; favorisce la sopravvivenza del più adatto. E, al momento, i facinorosi antirenziani si presentano compunti comunicatori; è stato scelto questo rimedio per richiamare spettatori indispensabili altrimenti gli spot decrescono. Si è arrivati al punto che gli opinionisti degli show siano scelti in base alle squadre di calcio per le quali tifano. Nessuno ha virtù taumaturgiche; al rettangolo elettronico offrono un comportamento più educato, la loro gestualità produce qualche nozione perché ormai il calcio è diventato un ideale di vita. La televisione, come voleva il rimpianto Bernabei, dirige a bacchetta politica, educazione, tempo libero, divertimenti, cultura, forze inconsce e persino proteste contro la televisione. La Tv di Stato alla Bernabei è totalitaria perché usa tecniche di persuasione subliminali, cioè stimoli troppo deboli per essere percepiti e riconosciuti; ma che, tuttavia, esercitano un’influenza sui processi di persuasione. L’arte della “persuasione occulta” è così sottile che coloro che fanno parte della struttura spesso non si rendono conto di essere autori di messaggi “illiberali”. Con lo “spot” i partiti egemoni divengono arbitri di se stessi, dei propri valori. Contro le trionfanti forme di inganno dei mass media nell’epoca della civiltà delle immagini, la Tv di Stato presenta un corpo di ballo grigio, scolorito come quello composto dagli informatori politici che pure possiedono qualità; alcuni sono anche gentili e intelligenti. Molti sono “indovinatori” con i tarocchi della politica; hanno anche qualche dimestichezza con la spiegazione delle cose, ma i loro volti non sono impregnati di quelle qualità necessarie alla buona politica. E’ vivo il rimpianto di Palmiro Togliatti (foto) come figura culto; i suoi successori sono offuscati e il loro argomentare ha il valore della perdita di tempo; volti che hanno il sapore di un’agonia senza epilogo. Togliatti da solo ha consolidato il comunismo in Italia, tanti anni di posto togliattismo lo hanno ridotto allo stremo.
Maurizio Liverani