BRAVI NELLO SBAGLIARE

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI 


BRAVI NELLO SBAGLIARE
I grillini hanno bisogno di “mitragliarsi” tra loro con tiri di rara precisione. Pur di sbarrare la strada a Luigi Di Maio il quale, sin dalla culla, nutre l’ambizione di diventare presidente del Consiglio. Nel suo movimento c’è già chi lo ha battezzato “il solito ignoto”. Bisogna partire da questa premessa: l’Italia ha il primato di perditempo e di fannulloni. Per porsi in rilievo, anche quelli che non hanno fatto buoni studi, si accreditano come talenti della politica. Per i fannulloni c’è sempre un motivo per darsi importanza: accusare la politica di essere affidata, dai partiti, a personaggi dalla mano lesta, avidi di vitalizzi, responsabili, questo è vero, della “debacle” del Paese, di questo scardinamento che non sfugge alle insidie del ridicolo. Questi perditempo si sono dati un capataz, Beppe Grillo che per motivi oscuri non può essere eletto e ha scelto, per porsi alla ribalta, il “j’accuse” di moda: la politica è sporca; trovando subito d’accordo moltissimi italiani che l’hanno sempre considerata il campo del malaffare. Il “gaulaiter” del M5s si arroga il diritto di giudicare gli uomini  e di espellere quelli che non gradisce. Chi non accetta di essere un “utile idiota” viene messo alla porta. Abbiamo la dimostrazione che in questo movimento si odiano tra di loro alla maniera dei democristiani e dei comunisti. La tecnica fratricida è soltanto un po’ confusa rispetto a quella degli altri, perfezionata da decenni di faide. Con l’avvento del M5s è stata smentita la convinzione che in Italia ci sia la cosiddetta “migliore gioventù”. Grillo ha preso le distanze da questo drappello assurto alla conduzione del governo; poi si è ricreduto e si è ricreduto ancora. In che posizione si trovi oggi è incerto stabilirlo. Tutti vivono una simulazione indefinita della riproduzione di ideali, di fantasmi, di immagini che sono ormai dietro di noi e che devono, tuttavia, riproporsi per conferirsi un “ubi consistam”. E non dover dare un perpetuo addio a tutto, a togliersi di torno. Questa “dittatura” continua a sopravvivere perché nessuno vuole ancora appartarsi prima di aver raggiunto il traguardo della liquidazione e della ricca pensione.
MAURIZIO LIVERANI