di Barbara Soffici
Quello che ha sempre contraddistinto il critico cinematografico, regista e scrittore Maurizio Liverani è sicuramente l’indipendenza intellettuale e il coraggio di manifestare, di esternare le proprie opinioni. “L’italiano non impugna la penna polemica e critica perché sa che sarà subito messo al bando” scrive nella premessa del suo nuovo pamphlet intitolato “Buffonismo all’italiana”. Medaglia d’oro del giornalismo, pur conoscendo bene quali sarebbero state le conseguenze, Liverani non ha mai abdicato alle proprie convinzioni per tornaconto, non ha mai smesso di rivelare scomode verità, non ha mai rinunciato ad analizzare la realtà che ci circonda con occhio critico e, a volte, anche con una buona dose di ironia e “comprensione”. Le sue conclusioni, spesso profetiche, riescono sempre a centrare il bersaglio. Con eleganza e misurata irriverenza, Liverani trasforma l’avversione verso quegli “esempi viventi di mediocrità e di gigioneria” che abbondano nel nostro Paese in dileggio, in caustico “pronunciamento”. Con i suoi paradossi, le sue boutade, i suoi sberleffi riesce ad entrare nel “dibattito politico e di costume” da neutrale, senza privilegiare alcuna parte. “Chi si schiera non è più un uomo libero… la satira è la forma più intelligente per combattere la stupidità della vita, la forma più alta di libertà e di autonomia…” ha dichiarato. E così, in difesa della propria libertà interiore e intellettuale, Maurizio Liverani continua a regalarci intuizioni sorprendenti e a svelare tutti gli “intrecci” politico-sociali, aiutandoci a riflettere sulla nostra epoca, dominata dal conformismo e dall’opportunismo. Il suo “Buffonismo all’italiana” è una sorta di “vademecum” per comprendere la realtà che ci circonda; dai titoli dei suoi capitoli si possono già intuire le linee guida, i punti cardini della sua analisi, un quadro fosco e beffardo che offre vari spunti di meditazione e insegnamento. Ricordando lo scetticismo di altri grandi della satira, Liverani solleva che se “…vivi infelice, costa meno” e che “…l’italiano non è una razza ma una professione”; consiglia “Regina Coeli per legiferare in fretta”; rileva “Esuberi di lavoratori, non di nascite”, e che “Per il Colle basta la salute”; sottolinea il passaggio “Dal fascismo al nichilismo” e tutti gli “escamotage” politici, “Il magnate detta i ‘niet’, il Papa la tolleranza”, “Morta l’ideologia, vivo il percorso ; definisce gli italiani “Ostaggi di chi non sa niente”, costretti al “Buffonismo in attesa di un ‘super partes’ ”, governati da “La democrazia nel fango”, e da “Poche idee, ma confuse”. Così Maurizio Liverani rompe tutti gli schemi, abbatte tutti i conformismi, si fa paladino dell’ironia sollevando, con leggerezza, tutte le propensioni all’intrigo.
Barbara Soffici