CALCIO: DAI PIEDI ALLA TESTA
di Luigi Rugiero
(Ovvero: C’è una “logica” nella “follia” del pallone)
Nel mondo del calcio sono scese in campo logiche non banalmente pedatorie e perfino non prive di saggezza. Cinque di esse sono bene interpretate con maglie diverse da altrettanti protagonisti, leader con il nome di “piedi pensanti” all’interno delle loro tribù dette squadre e con idee che richiamano quelle espresse in altri contesti da “teste” autorevoli.
<< Rigore è quando arbitro fischia >>
La frase lapidaria di Vujadin Boskov (citato per primo in neutro ordine alfabetico come si usa per evitare i dibattiti del lunedì calcistico) è proclamata con voce tenorile. Boskov era solito infatti accostare il suo ruolo nello stadio a quello dei cantanti lirici in teatro : i soli abilitati a farsi sentire. In sottofondo s’avverte la metafora, più o meno consapevole, dell’alternativa – formalizzata da Erhard Friedberg ne’ “ Il potere e la regola ” – se sia la regola a generare il potere o viceversa. Peraltro con il dubbio non marginale che l’interazione potere-regola possa cristallizzarsi in comportamenti personali contingenti e talora incerti.
<< Se guardi la partita nel suo complesso Busquets non si nota, ma guardando Busquets riesci a capire la partita nella sua interezza >>
Lo sostiene lo spagnolo Vicente Del Bosque Gonzàles, marchese per meriti sportivi e nomina reale, allenatore del Real Madrid e della Nazionale Spagnola. La sua eccezionale competenza emerge nella particolare capacità di individuare, valutare e valorizzare le caratteristiche distintive dei suoi giocatori. Nel caso di Sergio Busquets la frase sottolinea la sua arte di scomparire come singolo nella coreografia del sistema-squadra e, nella sporadica eventualità di un suo errore, sembra di cogliere per i critici un implicito richiamo all’antica filosofia cinese: fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce(Lao TZU).
<< Non ambisco guidare la squadra più forte al mondo ma lavorare per batterla >>
Qui entrano in gioco la “ambizione” e la “umiltà” nell’interpretazione di Jurgen Klopp allenatore del Liverpool: ambizione giustificata dalla priorità assegnata al lavoro nella classifica dei valori. Diverso imprinting nel ritratto di Hercule Poirot offerto da Agatha Christie : Poirot suole autoqualificarsi presentandosi come il più abile investigatore al mondo. Persuaso dai collaboratori che tale comportamento è improprio, decide di diventare “il più umile al mondo”, conciliando con se stesso desiderio di continuità e necessità di cambiamento all’interno di una irrinunciabile superiore identità.
<< Il risultato può essere casuale, la prestazione no>>
Potrebbe sembrare un alibi, certamente non lo è per chi conosce Zdmek Zeman allenatore con eccellenti risultati di molte squadre italiane, anche quelle non di primo piano. E’ forte il richiamo (volontario o non) alle tesi di Jacques Monod sul ruolo del caso e della necessità nell’esito degli eventi naturali. Trasferite alla circostanza più modesta di una partita di calcio restano comunque significative come distinzione di responsabilità degli attori in campo : diretta in merito alla prestazione perché espressione di impegno e competenza professionali, indiretta in merito al risultato quando influenzato da eventi non gestibili.
<< Le partite a carte pareggiano tutti i ruoli della vita >>
“Last but not least” questa rara frase di Dino Zoff, solitamente taciturno “portieroe” di lungo corso della Nazionale Italiana, carpita in una intervista televisiva per il compleanno dei suoi ottant’anni. Lo spunto nasce dalla nota partita a carte con il Presidente Sandro Pertini nel volo di ritorno dopo la vittoria del campionato mondiale in Spagna. “Partita”, “pareggiano”, “ruoli”: i termini sono quelli specifici del linguaggio calcistico, ma l’ultimo (“vita”) suggerisce la metafora di una prospettiva egualitaria più ampia. Contrasta inoltre con un tackel efficace il timore di dover attendere, per ottenere lo stesso risultato, la circostanza indicata da Totò nella poesia “ ’A livella ”.
Luigi Rugiero