“CARA UTOPIA” APRE “LE VOCI DEL PRESENTE”
Con CARA UTOPIA di Maria Teresa Berardelli, protagonista Claudia Crisafio diretta da Marianna Di Mauro, martedì 17 settembre (ore 21) si apre la seconda parte del Piccolo Festival di Drammaturgia Contemporanea “Le Voci del Presente”, in scena al Teatro Le Maschere di Roma. Le Voci del Presente – Piccolo Festival di Drammaturgia Contemporanea – dichiara Umberto Orsini – è una iniziativa fortemente voluta dalla mia Compagnia per far convivere innovazione e tradizione e superare in tal modo quelle barriere ideologiche che le vorrebbero separate e inconciliabili”. Il Festival, alla sua prima edizione, nasce dalla sinergia della Compagnia Umberto Orsini e del Centro Culturale Talia con il suo Teatro Le Maschere con l’obiettivo di dare spazio sia a Compagnie emergenti di artisti che indagano nuovi linguaggi e che sono mossi dalla voglia di fare teatro di qualità, sia di far tornare sulla scena romana artisti di fama nazionale che vantano riconoscimenti nel teatro di ricerca. Questa cooperazione tra “nuovi talenti” e teatranti più esperti sarà certamente un accrescimento per gli artisti e stimolante per il pubblico.
I prossimi appuntamenti: Maledetto nei secoli dei secoli l’amore di Carlo D’Amicis, con Valentina Sperlì diretta da Renata Palminiello (24, 25, 26 settembre), Autopilot di Ben Norris con Ilaria Martinelli e Elena Orsini (1, 2 e 3 ottobre), chiude la rassegna Sole & Baleno di Pietro Babina con musica di Alberto Fiori (8, 9, 10 ottobre).
CARA UTOPIA è la storia di Pasqualina Losacco, settantacinquenne di origini pugliesi. È cresciuta con la nonna alla quale era molto legata e che seguiva in ogni faccenda domestica, soprattutto nella cucina. La guardava cucinare, cercando di apprendere da lei il più possibile. Dopo aver lavorato per tanti anni come domestica in una casa di Roma, in seguito alla morte della proprietaria, viene cacciata di casa e si ritrova per strada, dove lotta contro la fame, il freddo e le violenze subite, ma Pasqualina ha una fede, che non è quella religiosa. La sua fede è il suo sogno, l’unica grande passione della sua vita: diventare una cuoca. Pasqualina è sicura che un giorno, prima o poi, riuscirà a realizzarlo. Pasqualina ci ferma, come per strada, in piedi, per raccontarci la sua storia. Raccontare è sconfiggere la solitudine. La solitudine del vivere per strada, abbandonata tra la folla, ritrovandosi come un pezzo di puzzle che non combacia più con le aspettative di una società dal disegno perfetto. Candida e impetuosa, scandisce pezzi della sua storia insieme ai piatti preparati dalla nonna quando abitavano in Puglia. Una lunga ricetta fatta di ingredienti e cicatrici che non si dimenticano. Piatti succulenti si mescolano a violenze, cibi gustosi vengono impastati con la solitudine. Il testo scandaglia la condizione di una donna che sopravvive ai margini del nostro mondo perfetto. Una donna che parte dal Sud alla ricerca di una vita migliore che però non arriva. Una vita sognata e poi quasi dimenticata; una donna che ha accarezzato, in tutti questi anni, la sua personale utopia di realizzarsi in un sogno. Un sogno che rimane sempre vivo malgrado tutto, malgrado la vita per strada.
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