C’E’ DIVA …E DIVO

FATEMELODIRE
di MAURIZIO LIVERANI

C’E’ DIVA …E DIVO

I versi che Marylin Monroe scrisse prima di morire finiscono così: “Sento la vita venirmi più vicina, quando tutto quello che desidero è morire”. E’, forse, in questi versi che si potrebbe intuire il mistero della sua morte. L’eroina dell’erotismo morbido nel film “A qualcuno piace caldo” del regista di origine viennese Billy Wilder “Aveva – ha scritto Norman Mailer – qualcosa di vulnerabile e indifeso: per questo il pubblico l’ha amata e capita. Marylin era sexy, ma in lei c’era un distacco, un’ironia, diciamo pure, una pulizia che la salvava da qualsiasi volgarità; faceva parte di quello che è stato definito il ‘sogno americano’, un mondo idealizzato a cui apparteneva anche John Kennedy”. Per conservare un aspetto delizioso ed eccitante, Marylin ci ricordava in ogni momento, fuori e dentro lo schermo, di essere diversa dai propri simili. Tutte quelle che hanno cercato di imitarla non sono riuscite a guidare la nostra fantasia verso un destino sessualmente ignoto. Una vera diva deve mettere al servizio del cinema ciò che le sta più a cuore: il divertimento. Per Marylin la “stupidità” è una categoria mentale che ogni persona intelligente può acquisire. Essere “svampite” è una creazione.

Mario Melloni, famoso Fortebraccio dell’”Unità”, mi indusse a rivolgermi a Giulio Andreotti, allora vicepresidente del Consiglio (il premier era De Gasperi), perché mi spiegasse quel “i panni sporchi si lavano in casa”, frase che aveva indotto, anni prima, Angelo Rizzoli senior a ritirare dagli schermi, con l’assoluto disinteresse dei sindacati, il capolavoro di Vittorio De Sica “Umberto D” (1952), sfuggito alla “censura preventiva” promossa dallo stesso “Divo Giulio” nel 1949, quando era sottosegretario allo Spettacolo. L’onorevole mi spiegò di non aver mai avuto l’anima del censore e mi disse: “Non è stata una censura, è stato un semplice consiglio” che, purtroppo, divenne regola per il cinema italiano, sempre “rispettoso”.  Invitai, anni dopo, Andreotti alla visione del mio film “Sai cosa faceva Stalin alle donne?”; mi disse di essersi divertito e aggiunse: “Si vede che sei amico di Ennio Flaiano”. Intendeva dire: sarai vigilato e tenuto d’occhio.
 
MAURIZIO LIVERANI