di Maurizio Liverani
Bisogna salvaguardare la libertà di satira ma bisogna anche impedire che la volgarità, spacciandosi per ironia, intervenga nel dibattito politico. La vignetta dal sapore di “casa chiusa” che ha scatenato la polemica conferma che l’Italia vige una concezione “talebana” della donna. Del resto sopravvivono ancora vecchi proverbi; uno veneto dice: “La donna perché la piasa bisogna che la tasa e che la staga a casa”; uno bergamasco sostiene che le donne hanno lunghi capelli e corti cervelli. Per Sant’Agostino la donna è una “bestia né salda né costante”. In Italia, nonostante le conquiste avvenute, si continua, soprattutto nel cinema, a considerare la donna un trastullo. Contro questa concezione potremmo citare il “Faust” nel quale il grande tedesco Goethe dice: “L’eterno femminino ci trae verso l’alto”. L’eterno femminino si identifica con la grazia e l’ideale verso cui l’uomo dovrebbe tendere in una sete di assoluto. Siamo troppo abituati, ad esempio, ad attrici affette dal manierismo artificiale dell’esibizione e che, paradossalmente, incarnano la frigidità della nostra epoca. Tempo fa, al Festival di Venezia, fu presentato un film della regista australiana Campion, “Il fumo sacro”. Il ministro della cultura vaticano si rifiutò di vederlo per alcune scene hard; per fortuna, don Viganò, allora responsabile dell’ufficio cinema della Cei, vide nell’ingombranza dei corpi che invadono lo schermo una grande preghiera dei nostri tempi; una supplica, perché immersi come siamo nelle immagini sintetiche venga restituito all’uomo il luogo della riscoperta di sé: la relazione interpersonale. Una forma di intelligenza come disse il responsabile Viganò, non una mistica afrodisiaca né allegorica. Il sesso è la via per conoscersi, non è un semplice dono di Dio come sostiene Papa Francesco. La maniera “talebana” che ha una certa stampa di trattare le donne in generale è, forse, all’origine dell’ondata di femminicidi e della discriminazione maschilista. Siamo il Paese con il più alto numero di moralisti e con il più alto grado di oscenità. Poteva la ministra Boschi con la sua avvenenza sfuggire a questa norma? Di qui nasce la brutta vignetta. Anni fa, il presidente Scalfaro fece un’apparizione alla proiezione veneziana di un film di Antonioni dove apparivano attori nudi. Dopo le prime immagini, l’allora presidente della Repubblica se ne andò. Antonioni fece appena in tempo a rinnovargli l’omaggio del suo disprezzo.
Maurizio Liverani