C’E’ POCO DA FARE: VINCERA’ ANCORA LUI

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

C’E’ POCO DA FARE: VINCERA’ ANCORA LUI

In Italia siamo da tanto tempo abituati a fare la forca al compagno di partito che siamo rimasti tutti sorpresi di vedere Matteo Salvini ascoltare, a Montecitorio, il ritrattino che il primo ministro Conte faceva di lui, ormai ex pilastro dell’alleanza al governo. Il premier si era appena congratulato con Salvini per trovarlo in forma smagliante e sereno, finendo con parole tutt’altro che benevoli. In diretta, Conte ha elencato tutte le manchevolezze di Salvini emerse durante il governo. Ne è venuto fuori un quadro che miracolosamente non ha provocato una rissa in pieno Parlamento. La stampa e gli osservatori non hanno dato alcun rilievo a questo episodio insolito data l’austerità dell’aula. Salvini ha soltanto espresso un certo disappunto. Da qui dobbiamo partire per capire da dove è nata la separazione tra la Lega e il M5s. E’ parso subito evidente che tra i due i rapporti erano di finta cordialità, ma in realtà covavano, come sempre abbiamo pensato, una forte ostilità. Luigi Di Maio, stanco di sentire vantare i valori “supremi” dell’avversario, è riuscito, con l’aiuto di Conte, a portare alla rottura, perorata dai nemici dell’alleanza. In altri tempi su un episodio del genere si sarebbe fatta molta letteratura; è nota da tempo l’ostilità di Di Maio che ha sempre cercato di sminuire il calibro elettorale dell’avversario, superiore al suo. Salvini, come una talpa paziente, da quel giorno si è tenuto in disparte; di guerre tra alleati non ne voleva sapere. La “radiosa” giornata del voto in Umbria, che ha portato al trionfo del partito guidato da Salvini, ha premiato la coalizione di destra che si è presentata compatta, camuffando gli “animosi”. La conferma dell’accesa rivalità tra Salvini e l’invidioso avversario cinquestelle l’abbiamo avuta dai seggi. La guerra speciale tra i due leader non aveva bisogno di alcun colpo di mano tanto è la differenza percentuale tra le due fazioni. L’acredine si è risolta con una vittoria senza limite di Salvini che con i voti e non con la maldicenza ha fatto conoscere il punto di vista dell’elettorato. Il panorama della coalizione di destra sembrava così frantumato da lasciar prevedere il peggio. Per fortuna gli italiani sono arrivati senza fatica a vedere i pericoli che gravavano sulle elezioni umbre. Per restare nel recinto della destra, Giorgia Meloni ha ingigantito i consensi. Si è svolta, quasi all’insaputa dei votanti, una guerra speciale nata da una rivalità antica che porterà Salvini a vincere ancora.

MAURIZIO LIVERANI