C’E’ SPERANZA NEL SI’?

di Maurizio Liverani

A Roma in questi giorni si consuma il declino della democrazia italiana che dal dopoguerra, come più volte ha ricordato Matteo Renzi nel dibattito con il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, ha prodotto ben settantatré governi. Il premier ha preso spunto per indignarsi contro una Costituzione che è, come asserì negli anni ’50 un famoso costituzionalista, “un premeditato sistema politico che nasconde un conflitto di interessi mascherato da lotta tra opposte fazioni”. In altri termini, la nostra Costituzione invece di essere destinata agli affari pubblici favorisce interessi privati. Nel difendere questo ammasso di storture, Zagrebelsky è rimasto nel vago aggirando il problema. Continuando di questo passo, ha insistito Renzi, la democrazia italiana è destinata a una prolungata agonia, non riuscirà a eliminare i più sottili veleni. Senza la riforma preannunciata crescerà il disprezzo per la politica. Ha prevalso, dietro lo schermo di Marx, il capitalismo sottoposto ai “poteri forti”, la vera barbarie che condanna milioni di italiani alla miseria. La storia italiana dall’unità ad oggi ha prodotto un’enorme riserva di spazzatura; i partiti pur di sopravvivere accentueranno il sottosviluppo. Questo accade quando ci si imbarca nel fideismo semplificatore “destra e sinistra”. La destra e la sinistra sono componenti dello Stato italiano, libere di avere di avere opinioni diverse sulle varie questioni. Il colpo di genio di Renzi è di aver chiamato in causa i cittadini di destra senza distinguerli da quelli di sinistra. Continuare a distruggersi minimizzando i propri guai o camuffandoli con degli escamotage saremo costretti a sperimentare o un regime severo o portare a esaurimento l’unità d’Italia (che è già in corso). I chicchirichì dei costituzionalisti non risvegliano speranze né danno vibrazioni ottimistiche per il nostro futuro. Per fermare la caduta ci vuole un leader dai nervi saldi, che sappia imporre l’unità con ferrea coerenza. E’ sorprendente che chi, prima di Renzi, ha sostenuto la necessità di questa riforma, trasferitosi a capeggiare un’opposizione senza capo né coda, ora pretenda di condurre una propaganda accesa contro il cambiamento.

Maurizio Liverani