di Maurizio Liverani
Per scrollarsi di dosso il numero di arrampicatori del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo ha risposto con un “sì” al richiamo di Matteo Renzi, rivolto a tutti i partiti, di mettere da parte le controversie politiche e di dedicarsi unicamente alla rinascita del Paese. “Fratelli d’Italia”, Mameli, robetta; il terremoto fa emergere in tutti gli italiani e anche nei rissosi partiti la volontà di unità per soccorrere il paese sconvolto da un cattivo (e forse inesistente, secondo Leopardi) creatore. Nell’offerta di Grillo emerge la preoccupazione di collaborare seriamente con Renzi e con tutti i partiti cui il premier si è rivolto; persona acconcia a ordire beffe, si è dimostrato questa volta riflessivo. D’ora in poi il terremoto è l’ideologia trionfante. Può sembrare una riflessione cinica ma ha messo in chiaro, crudelmente, i sintomi del passaggio della nostra democrazia, fonte di screzi e malumori, a una società compatta. I partiti accettano queste nuove “convergenze parallele”, quelle che portarono alla fusione e al declino della contrapposizione comunisti – democristiani. La convivenza civile, il comportamento degli individui vengono valorizzati da una tragedia che interrompe e rigetta un passato infausto. Con questa “non ideologia” ma corretta accettazione della volontà popolare, il M5s ha ora il sindaco di Roma, una signora dal volto amabile, gentile che incarna l’esigenza di una convivenza e di un dibattito civile. A questa norma si dovrà adeguare anche Matteo Salvini che, a corto di argomenti, è sempre stato propenso ad affrontare il presente con l’insulto e con la rissa. Grillo, politico senza partito ma guida morale del movimento, aiuta il governo che dava in ciampanelle su vari fronti – la casa, la disoccupazione, l’inflazione, argomenti da agit-prop. Con Renzi, Grillo, giunto a un’età in cui non si è più inclini alla bagarre politica, proclama i principi di convivenza mandando a farsi friggere le ideologie che André Glucksmann boccia definendole “stupide”. Potrebbe finire il regime degli esperti della politica; una forma di totalitarismo perfezionato che ricorre a nuovi mezzi di costrizione, suscitando, programmaticamente, il conformismo e sfruttando perfino la protesta. I tecnocrati della politica non hanno nulla in comune con gli altri tecnocrati; la loro meta è quella di conservare il potere, dividendoselo come fanno i gangsters quando si spartiscono tra loro le zone d’influenza. Quella proposta da Renzi, e accettata da Grillo, è vera distensione.
Maurizio Liverani