di MAURIZIO LIVERANI
Dopo la caduta del fascismo e dopo le tragiche vicende della lotta partigiana, migliaia tra soldati e ufficiali della Decima Mas passarono, nel giro di pochi giorni, nel partito comunista. Quel cervello fine di Palmiro Togliatti riconobbe nei funzionari della Repubblica di Salò figure che erano la copia esatta di quelle che militavano nel suo partito. Perché rimuoverle se erano simili in tutto e per tutto ai loro colleghi comunisti? Per neutralizzare il flebile fascismo che questi impiegati portavano in corpo, Togliatti inscenò la famosa “amnistia” aggiudicandosi milioni di voti. Al Migliore sono succeduti piccoli notai di provincia, rancorosi esponenti del dissenso fascista e qualche “dottor sottile” i quali, utilizzando i suoi metodi, raggiunsero in breve le proporzioni del mito. Tra questi non metteremo certamente i “capataz” che del togliattismo non sanno nulla, non hanno studiato nulla, inanellando una serie di errori. Uno è questo: essere ostili all’eterna idea del renzismo, quella di assorbire la destra. In questo progetto non c’è alcun rischio per il Paese. Togliatti lo avrebbe salutato con entusiasmo. E’ qui il punto cruciale che ha condotto alle guerricciole interne del partito che si rifà, flebilmente, al comunismo, ma anche al rischio di logorarsi al punto che la base potrebbe presto considerarlo un peso morto. I compagni che tifavano per Renzi l’hanno già giubilato; gli vogliono bene, ma non lo possono vedere. Se la destra è per la sinistra un ingombro, basta assorbirla senza ricorrere a lunghe attese, a inciuci e pomposi compromessi storici. Chi non ha capito questo ha poco sale in testa. Ci commuoveva il candore di Bersani, ben sapendo che il partito, inseguendo le sue intenzioni, avrebbe fatto fare agli ex comunisti la fine dei “piccoli indiani”. Era inevitabile che, con lui, il partito serpeggiasse senza meta precisa, con il dispetto di intuire che la base non gli riconosceva capacità. Bisogna ammettere che in tutti i partiti questa è l’epoca dei “bacilli virgola”, cioè delle personalità senza carisma. Nel febbraio del 2010 è stata rivolta una domanda più seria che scherzosa: “Forse ci stiamo tutti berlusconizzando?”.
MAURIZIO LIVERANI