di MAURIZIO LIVERANI
Stanno screditando il nobile ideale dell’Europa con direttive ridicole. Per far saltare i chiavistelli della troica al potere non c’è che da rifondare l’Unione Europea. La corrosione delle ideologie è avvenuta impastandole nella cloaca democristiana e socialdemocratica. Chi va ancora fiero di essere ex ha elaborato un sinistrismo di tipo collegiale con l’emarginazione di chi dissente e si oppone. Si dà grande rilievo alle figure eroiche del passato; sono ricordati personaggi ormai nella polvere. La mondanità chiacchierina, così la chiamava Prezzolini, è pronta a tutto pur di farsi assegnare dallo Stato un vitalizio e la ribalta nelle cronache televisive. Prezzolini voleva fare un “cenacolo di maldicenti” e denunciare “l’egoismo ben pasciuto che vuole la rendita annua e l’anima immortale”. C’è chi vuole la subalternità della fede alla ragione e va in giro per il mondo a inneggiare al primato del sovrannaturale. Per assurgere a qualche alto incarico si deve aver frugato tra la furfanteria politica e amministrativa. Il prescelto non deve essere sprovvisto dello “scheletro nell’armadio”. Questa operazione truffaldina è stata accolta da tutte le fazioni. Il “grandangolo” per un’inchiesta su Roma mafiosa dovrebbe partire almeno dagli anni del sindaco Rebecchini. Lo stesso procedimento andrebbe applicato alla Rai. L’amuleto che garantisce l’inamovibilità è il fregio che permette al fortunato di conservare il posto grazie alla furberia. La sottomissione della politica italiana a questa regola è sempre stato uno dei grandi mali del paese. I partiti si adeguano in perfetta, glaciale freddezza. Negli anni ’50 i partiti, accortisi di aver commesso una serie di errori epocali, risvegliarono lo spirito della Resistenza. Abbiamo già ricordato come il famoso Maurizio, Ferruccio Parri, comandante del Fronte popolare, affermò la necessità di ridestare gli animi richiamandosi a ideali da “comizio”. E da quel momento cominciarono gli anni bui della guerriglia urbana, gli attentati e le uccisioni di eminenti uomini. Con una Capitale dissestata e disfatta ci si affida al revival francescano della fede e dell’antifascismo. Periodicamente l’Italia è irrigidita di fronte al “che fare?”. La speranza di trovare nuovi ormeggi per reagire dovrebbe, intanto, partire da Roma, “colonna infame” simbolo di questo collasso. Non c’è che un ristretto margine per scongiurare il peggio e invertire la rotta. Il presidente della Repubblica, da brava persona, esalta i consunti valori nati dalla Resistenza, memore che “chi cavalca la tigre non può scendere”.
MAURIZIO LIVERANI