CI BASTA L’EGEMONIA

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI 

CI BASTA L’EGEMONIA

Il pensiero liberale si è volatilizzato; la corrosione della fede cattolica e la psicologia cattolica sono fatti accertati. Tutti i mini-leader della sinistra si attengono a uno stalinismo di tipo casereccio. I cardinali fanno a volte i gradassi ben sapendo che Jean-Paul Sartre considerava il comunismo “la Cosa”, intendendo che è immutabile ma rivestito dalla menzogna multipla. Il compromesso storico è una fantasticheria che non serve a nulla tanto che i partiti si limitano a raffigurarlo in una pallina rossa. Anche quelli che si vantano di essere liberali sono degli sparvieri filocomunisti che si introducono sempre di più nelle sfere del potere; sono gli eredi dell’amministratore della stampa comunista, Amerigo Terenzi, morto nella Corea del Nord dove era andato a chiedere aiuti finanziari, quelli che non provenivano più da Mosca. Togliatti lo volle a capo della stampa perché apprezzava il modo con cui aveva gestito, durante il regime, quella fascista. Il Migliore considerava i fascisti dei compagni “in nuce”. Non faceva entrare il cinema nella sfera della cultura. Il suo film preferito era “Don Camillo e l’on. Peppone”; vedeva Guareschi come il precursore del consociativismo. Come unità di misura di fedeltà propendeva verso gli ex fascisti. Sul piano elettorale gli effetti di questa ideocrazia sono stati notevoli, confermando la tesi di Gramsci per la quale più importante del governare è esercitare una vasta “egemonia” sui centri dai quali emana il potere e il condizionamento. La dittatura politica è superflua. La sinistra ha sempre esercitato una egemonia in senso lato – così la definisce François Revel, ex direttore dell’”Express” –, una forma di stalinismo simulato. Nel suo “Tableau de Paris”, lo scrittore francese Jules Vallès, che nel 1871 fece parte della Comune parigina, scrive: “L’indice è la fucilazione nei tempi di tregua”. Per certi aspetti i comunisti italiani appartengono ancora all’epoca delle “purghe”. Fintanto che mantengono la consapevolezza di controllare la situazione si umanizzano; non appena avvertono di perderla, ritornano feroci. Prendiamo Michele Santoro, eclissatosi per qualche tempo tornerà sul video come un comunista senza problemi. Per passare la spugna e calare il sipario sulla sua parentesi a Mediaset, torna alla Rai per “restaurare” il suo status di uomo della sinistra “problematica”. La serra è sempre quella, praticando la più rigida esclusione di chi cerchi di farvi entrare qualche venticello liberale. Sul potere la sinistra tiene sempre il proprio zampino.

MAURIZIO LIVERANI