Ora che i due fascismi, il “rosso” e il “nero”, rivelano affinità sconosciute soltanto agli ingenui, bisognerebbe fare presto prima che si realizzi questa jattura: la convergenza. “La fretta è causa di ritardo”, dice lo Curzio Rufo, storico latino del primo secolo, autore della “Historiarum Alexandri Magni”; aggiungeva: “La velocità si intralcia da sola”. Chissà se Matteo Salvini conosce questo storico; se lo conosce forse lo spregia. Invece di andare cauto con la sua “personalistica” condotta politica, con la sua foga di “monumentarsi” agli occhi degli italiani ogni giorno di più si scredita. Nel suo sguardo si legge un sentimento di rabbia mal contenuta. Per guadagnarsi i galloni di politico sopraffino si schiererebbe con qualsiasi partito. Vuole una semplificazione della vita politica italiana, dominata dalla Lega. E’ fatto oggetto di battute perfide come questa: “Un capolavoro che ha i minuti contati”. Consapevole del suo valore non vuol “nutrirsi” di una sua sconfitta; è sorretto da una speranza: dimostrare l’irrilevanza di Di Maio. Ma è anche persuaso che ormai nella sua fazione il successo colpisce soprattutto i mediocri. Con ostinazione cerca raccordi con tutti; per Berlusconi, Salvini è l’incarnazione di un despota alla portata di tutti. E siccome il capo della Lega vede l’Italia come un enorme garage per la grande industria non disdegnerebbe una “democratura” capeggiata da un suo vassallo. Le muffe della decomposizione si annidano sulla sua testa; si è illuso di aver costruito molto bene una macchina in vista del successo. Obbedisce alla Casa Bianca perché si adopera per la pace. A rapidi colpi ha infranto l’”onorabile” facciata conquistata in mesi e mesi di “pulizia ideologica”. Alcuni vedono in lui la parodia di un autentico leader; a destra non è visto da tutti di buon occhio. Un’eroina di Stendhal direbbe: “Tu hai un futuro che va diventando passato ma non sarà mai presente”. Fra tante facce nate per la noia, nel suo schieramento fa pensare a un astro capace di intraprendere qualsiasi combattimento. Al suo attivo va ascritta la capacità di dire pane al pane e vino al vino. “La verità è una menzogna durevole”, scriveva un nichilista principe, Giulio Andreotti, che ha resistito a tutto lasciando alle spalle una lunga tradizione di punti interrogativi.
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Nelle “Istorie fiorentine” Niccolò Machiavelli scrive: “Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non riportano vergogna”.
Il monopolio dell’informazione ha ridotto quasi tutti i giornalisti indocili al silenzio.
Le reminiscenze scolastiche servono a qualcosa. Nell’”Orlando furioso” Ludovico Ariosto scrive: “Le antiche e le moderne storie sono piene che il ben va dietro al male e il male al bene”.
MAURIZIO LIVERANI
Aforismi e commenti tratti dai libri di Maurizio Liverani e dai suoi recenti articoli