CON L’AIUTO DI TRE COMARI…

CON L’AIUTO DI TRE COMARI…

Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini sono i protagonisti al Teatro Arcobaleno fino al 10 aprile (venerdì e sabato ore 21,00 – domenica ore 17,30) di CÀSINA o le allegre comari di Plauto di T. M. Plauto, adattamento e regia Carlo Emilio Lerici; e con Francesca Bianco, Fabrizio Bordignon, Giuseppe Cattani, Valentina Martino Ghiglia, Susy Sergiacomo, Roberto Tesconi.

“Le allegre comari di Plauto” sarebbe forse titolo più adatto a raccontare questo nuovo allestimento della celebre commedia intitolata CÀSINA, protagonista della quale si sente solo parlare poiché non appare mai in scena. E il richiamo a Shakespeare non è casuale, vista l’evidente simmetria tra la vicenda plautina e la commedia di Falstaff. La CÀSINA è l’ultimo progetto al quale Antonio Salines si è dedicato prima della sua improvvisa scomparsa, avvenuta lo scorso 22 giugno. Per onorare il lavoro da lui iniziato, il suo caro amico Mariano Rigillo, straordinario interprete del Teatro italiano, si è reso disponibile ad interpretare il ruolo del protagonista Lisidamo, originariamente destinato a Salines e a farlo proprio. Lo accompagna un cast di comprovata energia brillante che vede Anna Teresa Rossini, Valentina Martino Ghiglia e Susy Sergiacomo nei ruoli delle tre astute comari, Roberto Tesconi, Fabrizio Bordignon nei ruoli dei due servi litigiosi e Giuseppe Cattani nel ruolo dell’amico condiscendente. I costumi, a suggerire un’immagine che idealmente unisce le due epoche, sono di Annalisa Di Piero. Le musiche sono firmate da Francesco Verdinelli. L’adattamento e la regia sono di Carlo Emilio Lerici. Lo spettacolo è ovviamente dedicato ad Antonio Salines, fondatore e direttore artistico del Teatro Belli, con la certezza che qualcosa di lui vivrà sul palcoscenico in questo allestimento.
Scritta dopo lo scandalo dei Baccanali del 186 a. C., “CÀSINA” è l‘ultima commedia del commediografo latino, che morirà due anni dopo. La trama è presto detta:
Càsina, orfana cresciuta da Lisidamo e da sua moglie Cleòstrata, diventa una splendida fanciulla, concupita sia da Lisidamo che da suo figlio. Non potendo sposare Càsina essi stessi, Lisidamo, in quanto già sposato e suo figlio perché la fanciulla è una schiava, tentano entrambi di combinare delle nozze di copertura ciascuno con un servo fedele (Olimpione e Calino), così da poter godere ciascuno della fanciulla, senza problemi. Ovviamente la scaltra Cleòstrata, compreso il piano del marito, con l’aiuto dell’amica Mirrina e della serva Pardalisca, riuscirà a smascherare Lisidamo, sbeffeggiandolo a dovere e facendolo vergognare a tal punto da pentirsi di aver desiderato un’altra donna.

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