CONCILIAZIONE ? FORSE. …MA RABBIOSA

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

CONCILIAZIONE ? FORSE. …MA RABBIOSA
L’invalidamento delle diversità, meglio, la quasi identità delle idee dovrebbe portare a un intendersi civile. Le ideologie se ne sono andate; i concetti di destra e di sinistra si sono declassati. La ripetitività porta la politica a essere un fenomeno di “incultura”. I leader snudano tutti i lati desolanti. Eletti rivelano quanto di inapprezzabile e persino odioso è nel loro dna. Una volta non si poteva dire di tutti, soltanto di una minoranza; oggi è un fenomeno universale, non solo in Italia. Il preferito, una volta al vertice, si atteggia a uomo utile. Per Baudelaire “essere un uomo utile” è sempre parso qualcosa di ben laido. Sembra di essere tornati ai tempi quando i rossi gridavano a De Gasperi: “Se fai il cancelliere, son calci nel sedere”. Nella palude della politica i capi fanno sforzi sovrumani per dimostrarsi diversi uno dall’altro. Se ne è reso conto persino Matteo Salvini che ha preso alla lettera il “de profundis” delle ideologie: per lui, chi ha in mano il comando deve andare incontro ai bisogni materiali dei cittadini. Tutti a sinistra fanno un gran uso di quella macchina divertente chiamata “sovversivismo in pantofole”. Là dove Nicola Zingaretti dice che occorre uno sforzo ideale, Salvini promette lavoro, pane e sicurezza. Nel comportamento del leghista chi lo appoggia non vede un leader slombato che tira miseramente avanti la carretta. Perdere tempo in discussioni ideologiche è un fenomeno di rabbia. Salvini non ha vergogna di presentarsi come un trucibaldo capoccia intriso di scintillamenti decisivi. In sostanza, ritiene che se non cambiamo registro l’Italia uscirà da questa situazione ancor più spogliata, impoverita, offesa e tradita. Quando inveisce contro i nemici sembra il comunista che reagisce furiosamente perché costretto a lavorare senza la giusta mercede da padroni senza misericordia. In questa schermaglia non ha rivali al punto che si sospetta un’intesa sotterranea con gli eredi del comunismo. Questa sua rabbiosità comincia a piacere a quelli del Pd il cui leader non può usare lo sberteggiamento del nemico con il puntiglio snobistico della cultura.
 
MAURIZIO LIVERANI