di MAURIZIO LIVERANI
CONDANNE DA RIVEDERE
Con l’interruzione drammatica del craxismo è continuata imperterrita la “Scandalusia”, nata sin dal dopoguerra con l’intento di far credere che un’epoca fosse finita e ne stesse cominciando un’altra. Nella persecuzione di Bettino Craxi, di Arnaldo Forlani e di Silvio Berlusconi non c’è mai stato alcun intento moralizzatore. La Tangentopoli rossa, come quella democristiana, è sempre stata vispa. Persino gli ex pm hanno grossi introiti con gli appalti, ma denunciano soltanto quelli dei partiti. Già nel ’46 Togliatti aveva avvertito Stalin che il Psi aveva, in Italia, la possibilità di diventare una forza popolare più consistente del Pci. Oltre al denaro sovietico, il Pci offrì al “partito fratello” deputati e senatori. Per essersi ribellato a questa formula e agli “equilibri più avanzati” di De Martino e di Mancini – i più accesi accusatori di Bettino – Craxi è stato abbattuto dalla grossa Berta giudiziaria che ha centrato lui, lasciando impuniti i cattocomunisti che si sono dedicati alla prosecuzione della Tangentopoli rossa, protetta dai politici cattolici. Come vuole il trucchetto leninista, che consentiva al Pci di uscire incolume da questo imbroglio, un tetro magistrato sostenne, in mezzo a quel trambusto, di avere esentato il partito delle Botteghe, allora Oscure, da indagini, perché delle tante valigette approdate nella sede del partito nessuno si era presentato a raccogliere. Quel nessuno aveva un nome: compagno G…, coinvolto successivamente nello scandalo dell’Expo, ma che si dichiarava rispettoso della democrazia. Tra i vari compiti che attendevano il sindaco di Roma Ignazio Marino c’era quello di por fine al malcostume capitolino che consentiva a tanti politici di arricchirsi a spese dello Stato. Per eliminarlo, è stato incriminato ingiustamente. Dopo alcuni anni è stato assolto. Le condanne e le assoluzioni formano un colossale pasticciaccio.
MAURIZIO LIVERANI