CONGIURA CONTRO SE STESSO

di Maurizio Liverani

Le varie cosche partitiche hanno inscenato la pantomima di isolarsi ognuna nel proprio guscio. In questa apparente area riservata, un “gurkas” (terribile guerriero asiatico), ad esempio Massimo D’Alema, lancia frecce velenose in tutte le direzioni. La preferita è Matteo Renzi; tutta per lui va in scena questa guerra di moscerini, i quali, grazie alla stasi, vorrebbero chiudere al più presto questa parentesi temendo di perdere il seggio. Altrimenti, sarebbero costretti a congedarsi dalla scena politica. Nessuno, visto le prove che hanno dato in questi anni, sarebbe disposto ad assumerli neppure alla nettezza urbana. L’artefice di questa maggioranza di moscerini è opera, ancora una volta, del politico “rebus” Romano Prodi; ormai definito da molti “il crittogramma” per quella impossibilità di decifrare il suo pensiero. I più benevoli gli perdonano questa sua incapacità di farsi capire. Una volta si fa avanti sulla scena politica, ad esempio, sostenendo il premier Gentiloni; un’altra prendendo una posizione contraria senza sforzo e tormenti. Una frase si aggiunge all’altra senza speranza di luce; è sempre difficile, per lui, aprirsi un sentiero nella brughiera dei concetti. Pur non riconoscendogli particolari qualità, lo tengono sotto il fuoco incessante di scrutinio e di critica. Che sia svuotato di ogni atout nel furioso poker della politica sono in molti a crederlo; altri, invece, gli riconoscono connotati ideologici precisi, intravvedendo in lui il candidato ideale del nuovo governo. Alla ricerca furiosa di un leader senza arte né parte, “andrebbe”, dimenticando che Prodi una ideologia ce l’ha: quella di essere un grande disturbatore. A volte fa credere che la sua predilezione sia l’”inciucio”, mentre in altre occasioni vorrebbe il ritorno al centrosinistra. Non sopporta un partito pilotato da Silvio Berlusconi; sarebbe, in contraddizione con se stesso, più accomodante con una coalizione renziana, perché a Bruxelles Romano si nutre dell’olio di fegato di merluzzo “europeo”. Sarebbe un modo per tenere accesa la “carbonella” per liberarsi di D’Alema. Se i giochi sono questi, per puntellare una maggioranza così svilita e umiliata potrebbe tornare utile uno straziante “circo” alla Prodi. Sono tutte supposizioni tanto per alimentare il buonumore di chi non vede vie d’uscita. Prodi eccelle, tuttavia, nell’arte di rendersi imprevedibile. Il destino politico di questo ex asinello è quello di mancare a un grande destino. Perché il delfino di se stesso avrà un’arma in più per nuocere al nemico. Indovinate chi? “Tutto quello che è impuro – scrive Emil Cioran – è pieno di vita”. Prodi è un “cioriano” nuovo di zecca.

Maurizio Liverani