CONTRARIETA’ MORALE PER GLI SCADENTI NOCCHIERI

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

CONTRARIETA’ MORALE PER GLI SCADENTI NOCCHIERI

Ingannato dalla sua immagine, Giuseppe Conte si vede delegato dall’intero Paese a interpretare la riflessività morale collettiva. E’ talmente gonfio della propria grandezza da non avere il minimo sospetto che essa possa allarmare e ridursi nel tempo. E’, come capo del governo, una presenza autoritaria. Ha la bramosia degli insetti chiamati effimeri. La televisione e i giornali ce lo scodellano come una gran dama della politica, sfiorata dal respiro della storia.

Paladino di un’alta forma (quindi falsa) di moralità, Luigi Di Maio pretendeva che a Silvio Berlusconi non fosse concesso candidarsi alle elezioni. A chi gli chiedeva se anche a Virginia Raggi, uncinata dalla giustizia per un reato che l’avrebbe resa inabile a reggere la municipalità della Capitale, nel caso di condanna anche per lei sarebbe valsa la formula Berlusconi, cioè la ineleggibilità forzata, rispose, anni fa, come una macchietta che “va” tanto, quella del coatto della politica. D’improvviso, da rango di notabile, di individualità “in fieri”, è passato al rango di furbastro. Ha rivelato che anche i grillini gestiscono una funzione intimidatoria contro gli avversari, ma tollerante verso se stessi. Di Maio si illude di aver ereditato il mestolo del Movimento; è trattato con un rispetto che somiglia a una forma di compatimento.

Le candidature alle elezioni sono tante perché sono tante le formazioni politiche che le propongono. Si conferma un paradosso di Leo Longanesi: “Per indisposizione del dittatore la democrazia si replica”. O quella del sociologo Maranini: “La miglior forma di governo è la tirannide temperata dal tirannicidio”. La “cambiale in bianco” non dovrebbe mai essere concessa. Chi abbandona uno schieramento per passare a un altro dovrebbe sentirsi, coscienziosamente, disposto a dimettersi. Una volta, questo andirivieni, questo via vai fu battezzato il “cammino della speranza”. Di qui nasce la profonda antipatia degli italiani verso la politica; non si tratta di qualunquismo ma di contrarietà morale.
 
 MAURIZIO LIVERANI