FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
CONTRORDINE: E’ L’ORA DI CONTE
Se guardiamo le facce di Luigi Di Maio e Matteo Salvini leggiamo la “voluttà del non-significato”. Nelle facce dei nostri ministri non c’è conoscenza, non c’è azione. Con tipi come De Gasperi, Togliatti, Nenni i partiti una qualche ragione di esistere l’avrebbero ancora. La classe operaia sopravvive, ormai, soltanto nel “gauchisme” pateticamente sconfitto. Con il suo stile da “cumenda” Silvio Berlusconi ha accelerato la fine di Forza Italia. L’eclissi della politica, della democrazia è cominciata quando si è ridotta a semplice contrapposizione destra e sinistra. Incapaci di salvarsi, i partiti hanno mantenuto per troppo tempo un falso rapporto con la realtà del Paese. Non sono le personalità a essere in declino, sono i partiti in se stessi una permanenza in vita in un’epoca di tecnocrazia trionfante, di globalizzazione dilagante. I professionisti della politica, pur di scampare alla fine delle ideologie, ricorrono a un “escamotage” per apparire indispensabili. Affermare che tutto è politico, pur di rendere subalterno il personaggio che viene dalle professioni. I cattocomunisti si sono trasformati in ex in cerca di onori e prebende; si sono frazionati in tanti partiti offrendo alla politica un supplemento di caos calmo. Hanno mutato il loro apostolato sociale in quotidiane conquiste di poltrone. Le testate dei grandi giornali sono stare affidate a fiancheggiatori in modo che nell’imminenza di elezioni si comportino da alacri portatori d’acqua, da ascari, da gregari. Il supplemento del maggior quotidiano italiano riportava, giorni fa, un colloquio con un ex consigliere di Trump il quale, tessendo l’elogio di Salvini, riportava il parere del presidente degli Stati Uniti che paragonava il capo della Lega a se stesso, definendolo amabilmente “little Trump”. Nelle sue esternazioni il presidente Usa somiglia agli sparvieri che si avventano sul pulcino. Dopo alcuni giorni, il giudizio lusinghiero è passato dal segretario della Lega al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Questo mutamento corrisponde alla soluzione della crisi politica in Italia. Conte sarà primo ministro del nuovo governo a capo di una coalizione improvvisata in cui gli altri partiti faranno da spalla. Finalmente è venuto alla luce il rapporto che unisce l’Italia agli Stati Uniti. La notizia ha fatto ritrovare la speranza e anche una certa gioia di vivere ai partiti e all’elettorato italiano. La libidine alla sottomissione dell’Italia agli Stati Uniti è rinata e il futuro del nostro Paese si dischiude a prospettive tranquillizzanti.
MAURIZIO LIVERANI