COSA SIAMO OGGI? FRUITORI DI NOIA

di MAURIZIO LIVERANI

Essere misconosciuti nei crocicchi mondani fa scendere lo scrittore o il pittore, un tempo in auge, a intellettuale da capoluogo di provincia. Lo spettatore ĆØ stanco di spettacoli irrigiditi e senza vita, senzā€™anima; lo svilimento di questo teatro pubblico e di questo cinema pubblico ĆØ un bene o un male? Eā€™ un bene se serve a smascherare quel maledetto imbroglio in cui piĆ¹ che la competenza conta lā€™appartenenza. Il pubblico ā€œnon rispondeā€ perchĆ© ā€œsaā€ quello che da anni corre sulla bocca di tutti; il termine magico che spiega la disaffezione ĆØ ā€œscandaloā€. Il crescente disfavore verso il cinema non passa di moda. Pur di riguadagnare il terreno perduto, il ā€œdecadutoā€ ĆØ disposto anche a far sospettare una ā€œtaraā€ sessuale che, sino a poco tempo fa, ā€œcoram Freudā€, si accompagnava a un raro dono sessuale, fonte di creativitĆ . Tutto questo fondato sul grande assioma: bisogna pur vivere. Non potendo far di meglio, il pittore decaduto da imbrattatele si ĆØ messo a fare qualcosa di diverso. Alla pittura realista e impegnata, pur di restare mercantile, imprime unā€™aria sporcacciona. Negli Enti lirici il primo a ribellarsi allo ā€œscandaloā€ ĆØ stato Gioacchino Lanza Tomasi (foto), figlio dellā€™autore de ā€œIl Gattopardoā€. Lā€™appartenenza politica non gli impedƬ di denunciare lo sperpero di denaro pubblico. Eā€™ una persona per bene e si fece di tutto per rendere poco credibile la sua indignazione. Va anche detto che quando il socialista ā€œmancinianoā€ Beniamino Finocchiaro parve candidato alla carica di presidente dellā€™Ente Gestione Cinema, la sua fama di persona onesta provocĆ² una reazione furibonda nel suo partito e in quello comunista i cui cineasti hanno sperperato in anni miliardi di vecchie lire. Per impedirgli di arrivare a quella carica, lo bollarono come nemico del cinema, come reazionario. Per poi subito osannarlo quando venne candidato alla presidenza della Rai (1977). Tra i meriti delle diverse persone che attingono alla mangiatoia statale non esistono che differenze insignificanti che soltanto i rancori possono ingrandire.
 
 MAURIZIO LIVERANI