DA ORACOLI A FALLITI

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
 
DA ORACOLI A FALLITI

L’ex ministro di Grazie e Giustizia, Oliviero Diliberto, in un’intervista, ha dichiarato che la sua generazione ha fallito. Si è ritirato dalla politica per darsi all’insegnamento. Molti suoi correligionari, appartenenti alla generazione che secondo lui avrebbe il “dovere morale di sparire”, spuntano ancora sul piccolo schermo per dare l’impressione di essere degli stolidi oracoli. E’ curioso quanto poco varino le espressioni ma anche i pensieri in una stessa persona; mentre la realtà si trasforma continuamente, sfugge alle facili definizioni e non si lascia sottoporre agli schemi. Quelli che studiano i problemi economici, come Mario Draghi, sono applauditi all’estero per le loro spiegazioni che, in Italia, sono relegate nei giornali specialistici. Il politico da video sembra un tale che abbia la testa piena di grandi idee, troppo grandi per essere svelate. Quelli che vediamo debbono avere il cuore di un pedante; da anni ripetono le stesse cose. E, nonostante questa ripetitività, spesso hanno bisogno di leggerle. Questa incomprensibilità fa dire che tutto sia politica; l’italiano ha finalmente capito che tutto è politica nel senso che tutto è potere, poltrone oltre che sottogoverno. Gli italiani vedono questi parlamentari come degli usurpatori. Gente che ha perduto persino la capacità di mentire, tanto si decifra subito la loro ambiguità. Si pensa sempre al voto. La crisi, questa volta, ha messo in chiaro che non basta fare progetti e illustrarli superficialmente in pubblico: occorre che non siano basati sulla sabbia. Silvio Berlusconi è guardato con simpatia perché, nonostante la “raffica” dei processi, riesce a progettare. A sinistra si è ancora fermi al mercanteggiamento delle poltrone. E’ questo il modo, meglio, la grande ingenuità della sinistra, dove si credono tanto furbi da poter controllare, disporre, dirigere, come esperti vigili urbani, il traffico politico che, in Italia, è caotico quanto quello stradale. E questo credere di essere, e non essere, è il segno più manifesto di una ingenuità che ora giunge alla frontiera della imbecillità. Per esempio, Ciriaco De Mita si ritiene dotato di qualità superiori al punto di rifiutarsi di dibattere con Matteo Renzi. Se è vero che la democrazia è melanconia, come diceva il sindaco Martinazzoli citando un libricino uscito in Francia, non resta che renderla un po’ più allegra.

MAURIZIO LIVERANI