DAL COLLE ALLA COLLINA

di Maurizio Liverani

Da presidente della Repubblica, con grande anticipo, Sergio Mattarella viene designato “delfino” di Alcide De Gasperi. Giulio Andreotti attribuiva a Silvio Berlusconi doti degasperiane, mentre Mattarella si trincerava nella solita contrapposizione “destra” e “sinistra”. Per buttarla nel filosofico diciamo che August Comte (pensatore francese dell’ottocento) metteva la “sinistra” dalla parte del corpo, cioè del materialismo, contrapposto allo spiritualismo. Da questo stadio materialista si passa a uno stadio successivo in cui la società si fa più complessa per cercare un orientamento religioso che si concili con un indirizzo prevalentemente materialista. Matteo Renzi, dimostrando di aver studiato a fondo lo spirito di De Gasperi, ha puntato tutte le sue carte, per il Colle, su Sergio Mattarella. La sinistra si rifà surretiziamente al “nume” della Dc perché la parte materialista ha perduto affidabilità; i sindacati sono disorientati e i partiti si logorano. La sinistra, fatta eccezione per Renzi, non designa più nulla di positivo; alimenta soltanto le paure di una destra che ha avuto una caduta di potenzialità analoga e che, per non diventare reazionaria, si colloca al centro dello schieramento politico. Per uscire da questo crisismo e tentare di ridar vita alla “casa madre”, molti hanno preso la palla al balzo accordandosi all’atteggiamento del “deluso e appartato” Mattarella. Il disappunto è stato grande tra i condottieri della destra che pretendevano un contentino da parte della sinistra. Non avendolo avuto, hanno accettato controvoglia la scelta di Renzi.  Sergio Mattarella era uno “sbandato”, con una spiccata voluttà di restare fuori dai ranghi, orfano di illusioni al pari di tanti altri democristiani; andava avanti sorretto dal coraggio della volontà e dal pessimismo dell’intelligenza. I turbamenti di coscienza sono arma infallibile, come dimostra Pasolini in “Petrolio”, per integrarsi. Ormai chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Al tornaconto elettorale, inservibili i magistrati, non restava che Mattarella; un vip della ricerca “morale”, che è all’origine della “disgrazia” del nostro Paese.  Forse non si è accorto della svalutazione che ha colpito Romano Prodi e che gli elettori sanno ormai come i concetti di “destra” e  di “sinistra” non siano altro che termini cui non corrisponde alcuna realtà; soltanto le individualità costituiscono le realtà concrete. L’italiano è a tal punto “strafottente” che a questi giochetti non presta più alcuna attenzione.

Maurizio Liverani