DISINTEGRATO DALLA SPERANZA

di Maurizio Liverani

A caccia ininterrotta e spietata della retorica, Alberto Savinio (foto) individuò anche la retorica del rivoluzionario. Arrivò a dire che, come tutti i retori, i rivoluzionari sono uomini di superficie. Il peggiore dei rivoluzionari è l’agitatore frivolo che si mette l’anello all’orecchio.

…Un editore biologicamente e fisiologicamente ibrido, un po’ arruffone, dopo aver vinto un premio Nobel con un libro scadente (per riguardo all’autore estinto non ne facciamo il nome), per simbiosi si infatuò di Stalin come poco prima si era immedesimato in Nerone e in Robespierre. Li mimava in casa;  rivestiva le sue badesse di passaggio di pepli per Nerone e di stracci per Robespierre. Improvvisamente l’ammirazione coincise per il capo della polizia sovietica, Beria. In seguito, con alcuni ritocchi riuscì a somigliare a Che Guevara. Nel giardino della sua villa costruì una boscaglia riecheggiante la famosa “Sierra maestra”, dove ogni giorno strisciava sul ventre con altri guevaristi e guevariste. Era il suo sforzo ostinato di rispondere alla domanda: “Sono un frivolo o un rivoluzionario?”. Alla sua ammirazione per Che Guevara si deve lo scoppiettare di bombe qua e là per l’Europa. Non badava alle tendenze. Gli anarchici, chissà perché, lo accusarono di essere un provocatore dal momento che voleva sconquassare il capitalismo. Affinché l’impresa andasse a buon fine pare abbia speso molti milioni, ottenendo risultati opposti. Per colpa di questo disguido, una bomba che cercava di piazzare sotto un traliccio gli esplose tra le mani uccidendolo. Non si saprà mai se fu opera dei servizi segreti (probabile) o una vendetta di anarchici. Si sono tentate mille divagazioni per spiegare l’accaduto. Era una persona simpatica, con la passione per i botti e per i romanzi. Voleva che l’uomo giungesse a compimento. E’ stato disintegrato dalla speranza…

Maurizio Liverani