DIVISIONI MASCHERATE

di Maurizio Liverani

L’indignazione provocata da uno scandalo come presto si è accesa presto si spegne. Il Paese è cloromorfizzato. Chi tenta di strapparlo dal suo torpore dimostra molto coraggio civile, ma viene subito insultato, calunniato, additato come nemico della democrazia. Il caso della Consip, in questo senso, è esemplare. La procura di Roma ha lasciato che i giornali soffiassero sul fuoco dello scandalo per poi assolvere tutti. Lo scandalismo è la formula per sollevare ondate fango e di qualunquismo e di sfiducia. La stessa formula non è stata utilizzata per le vicende che hanno visto coinvolto Silvio Berlusconi. In questo caso non è stata adottata alcuna cautela in attensa di capire se il “compromesso storico” avrà buone possibilità di andare in porto. E’ un modo di gestire la giustizia come avvertimenti da retrocucina. Soltanto chi è affetto dalla completa anestesia delle facoltà intellettive può non capire il sottinteso di queste giostre giudiziarie. Mentre i vermi della corruzione continuano a rodere l’Italia, i responsabili di questi scandali si presentano come l’ultimo rifugio dell’onestà. Sulla scia di questi ravvedimenti i partiti fanno sapere che schifano i foraggiamenti illeciti come una bevanda sorpassata. L’italiano resta convinto che i partiti continuano a essere pregni del torbido anelare alla mammella statale. L’allergia simulata ai dindini statali da parte dei pentastellati è anche all’origine della loro progressiva scarsa consistenza elettorale. Eppure, nonostante i guasti provocati nella Capitale, fanno sapere che una volta entrati al governo non lo faranno per pasturarsi alla solita greppia, ma per correggere la condotta dei sindacati. Un eminente, si fa per dire, ha recitato in televisione la commedia della difesa dei sindacati affermando che senza di loro non ci sarebbe, in Italia, la democrazia. Una verità in parte accettabile con molti distinguo. Le sue dichiarazioni rispondono a una forma spregiativa verso i grillini, ma tradiscono la smania di entrare nell’incantamento delle “larghe intese”. Trasformare questa inevitabilità dell’inciucio richiede l’infantilizzazione degli elettori. Più basso è il loro livello più facile intronarli con frasi che camuffano i veri intenti tenuti sottotraccia. Perché allarmarsi? Il tremendismo dei pentastellati somiglia a quello dei macellai che si fingono toreri. L’opinione pubblica è in grado di capirlo; troppo grezzo è stato l’antisindacalismo del leader cinquestelle.

Maurizio Liverani