Tutto è condizionato dalla lentocrazia. Montecitorio è affetto dalla sindrome del rimandare.
Nonostante gli errori la maggioranza degli italiani si aggrappa al “nuovo” che Giuseppe Conte ha promesso. Adattandosi, però, al teatrino parlamentare che nessuno vuole lasciare.
Tutto coincide con la strategia di Aldo Moro che voleva coinvolgere i comunisti nella gestione del potere, nell’illusione che nella democrazia i mafiosi attenuassero il loro odio e la loro ingordigia.
Per dimostrare che ha la testa in fermento, il fascista si è posto in netta opposizione con il vecchio fascismo, limitandosi, però, a denigrare di quel periodo storico soltanto al figura di Benito Mussolini.
Lo stesso paesaggio, “destra” e “sinistra”, contemplato a lungo ha finito per stancare e ha prodotto il “fenomeno Grillo”.
I mandanti delle imprese delle Brigate rosse vivono in comode nicchie nella galleria dei personaggi rappresentativi.
Jonathan Swift invitava i suoi contemporanei a indignarsi perché con questa risorsa si “fanno grandi tirature”.
Una nuova espressione, “l’entrismo”, si è iscritta nel lessico parlamentare ma per indicarne la pericolosità.
Un vezzo di questa Repubblica è di moltiplicare i partiti. Diventa assertore della rinascita delle vecchie congreghe persino l’”Osservatore Romano”.
“Super partes” è un modo di spacciarsi uomo superiore, non di parte. Il trasformismo ha escogitato questa versione apparentemente nobile; è, invece, un droga che addormenta il senso morale.
Farebbe comodo al partito “maschio” che la collega fosse soltanto amabile, carina, normale, non dotta; “capace” di impaurire il “compagno uomo”.
AFORISMI TRATTI DALLE OPERE LETTERARIE DI MAURIZIO LIVERANI E DAI SUOI ARTICOLI RECENTI