FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
E ADESSO CONTE RINGRAZIA RENZI
Matteo Renzi ha confermato di essere un politico con i fiocchi. Dopo aver fatto scegliere al Pd, per il Colle, Sergio Mattarella, tanta gente lo accusava di aver rotto il patto del Nazareno con Silvio Berlusconi tenendolo all’oscuro fino all’ultimo del nome su cui si sarebbe concentrate le preferenze. Alcuni vedono in lui il solito trasformista. La verità è un’altra; Renzi ha inscenato una commedia di prim’ordine con un escamotage, una combinazione politica che, oggi, è premiata. Per ricompattare il partito e ricomporre un amalgama del Pd ha forzato, in questi ultimi tempi, le differenze con Berlusconi. Mestiere, scioltezza e scaltrezza, virtuosismo ideologico posti avanti nel momento cruciale confermano che l’intesa era di rompere, appunto, l’intesa per poi ricomporla subito dopo la nomina del presidente del Consiglio. Ma, ora, l’importante è di essere considerato il solo veramente sintonizzato con una stagione nuova per il Paese. La nomina di Giuseppe Conte, dunque, è un successo pieno di Renzi. Il nuovo premier è avanzato per dimostrare che l’”uomo nuovo”, la figura culto governativa è una personalità senza partito, senza ideologie. Scegliendo un uomo “super partes”, Renzi ha fatto cadere come tordi chi avversava le sue scelte. Il disappunto in casa Forza Italia è forte, soprattutto in chi aveva sperato che il gioco di Renzi favorisse Berlusconi o un uomo di Silvio. Scrollandosi di dosso una parte dei ricchi compensi, il “dottor sottile”, Giuliano Amato, si sentiva degno di diventare premier. Renzi è riuscito nel suo intento: quello di eliminare oltre ad Amato anche Romano Prodi. Tutto – come un colpo di Stato – si è svolto in una specie di vuoto estraneo alla volontà del Paese. L’auto-eclissamento di Pier Ferdinando Casini è toccante; il bello e talentuoso democristiano ha tutte le atout per riuscire bene ma non riesce mai a essere vincente. Matteo Renzi conferma di essere trapezista del doppio gioco e della doppia verità; è il degno erede di quei postcomunisti che ammettono di essere non più onesti o disonesti della moralità media. Uscito dagli avanzi del comunismo si è bevuto gli avversari come un uovo all’ostrica e, senza far clamore, ha collocato sul Colle Mattarella e a Palazzo Chigi Conte. Ha reso due servigi al Paese dopo aver più volte affermato di essersi liberato della sudditanza ai partiti.
MAURIZIO LIVERANI