di Maurizio Liverani
Sono un numero esiguo gli italiani che ancora credono nella incorruttibilità della politica. Pagine ricche di rivelazioni imbarazzanti sono ormai alla portata di tutti. Tangentopoli è sempre stata aperta sin dagli anni in cui è stata varata l’unità d’Italia; l’anno preciso di nascita non è mai stato definito. Il più illustre bersaglio è stato un presidente del Consiglio dal nome venerato, precursore del cannibalismo della classe politica. Chi non è stato ancora raggiunto da un indizio di reato – strumento protettivo, non di condanna – non ha una buona cera. L’atteggiamento semplificatore consiste nel farne mostra perché si entra automaticamente, con questo avviso, nella carovana dei poteri e si è subito accreditati di essere capaci di mille giravolte. Anni fa, il primo a formulare l’ipotesi di una classe politica sempre più in crisi che si serviva della magistratura, delle intercettazioni, delle “cimici” per debellare ogni ostilità, fu Napoleone Colajanni. Quanti scrivono e ripetono che una commissione d’inchiesta riproporrebbe la stagione delle risse, prediligono un’amnistia. Non si tratta di ribattere sul passato ma di riconoscere come l’avviso, con l’”abbattimento” di Bettino Craxi, fu un “colpo alla nuca” di un magistrato, compensato con l’elezione a senatore; nel perfetto stile dello stalinismo. L’essenza dello stalinismo sopravvive: consiste nel disprezzo dell’intelligenza degli italiani. Un sagace scrittore francese ha affermato che la politica è l’arte di scegliere tra gravi inconvenienti. Il più grave è la commissione parlamentare. Il caso giudiziario si chiude con la “repressione” giudiziaria; la salvezza dei comunisti è consistita nel rinfoderare ogni ulteriore volontà di indagare su Tangentopoli e lasciarsi assorbire dal generoso impulso di “assolvere”. Se oggi si dimostrano vaste riserve d’indulgenza verso le vittime della scure giudiziaria che le ha risparmiate sorge il sospetto che qualche cosa non quadra. In cambio della docilità verso gli sconfitti si esige la fine delle investigazioni. Va ricordato che per i giustizialisti i fini politici cambiano a seconda dei bisogni. Non assistiamo, forse, alla nascita di un viscerale anti-cinquestelle? Sotto il velo di una dimessa indulgenza, la sindaca di Roma cova grandi ambizioni; dal momento che nel suo movimento nessuno si dispone a farlo, ha deciso di porsi da sola nella storia. Si è messa nel Pantheon delle “anime elette” dei grandi spiriti. Per non perdere tempo ci si è già installata. Lo sguardo accigliato degli oppositori può sottintendere che è pronta la cordicella che può aprire l’avviso di reato. C’è chi assicura che presto conoscerà il crepuscolo.
Maurizio Liverani