EMILIO SOLFRIZZI E’ “ROGER” ALL’ AMBRA JOVINELLI

EMILIO SOLFRIZZI E’ “ROGER” ALL’ AMBRA JOVINELLI

Dal 19 al 24 ottobre Emilio Solfrizzi (nella foto di Federica Di Benedetto) porta in scena ā€œRogerā€, spassosa commedia interamente ambientata su un campo da tennis scritta e diretta da Umberto Marino che racconta unā€™immaginaria e tragicomica partita tra un generico numero due e lā€™inarrivabile numero uno del tennis di tutti i tempi.

Note di regia

Lā€™azione si svolge interamente su un campo da tennis e rappresenta unā€™immaginaria e tragicomica partita tra un generico numero due e lā€™inarrivabile numero uno del tennis di tutti i tempi, un fuoriclasse di nome Roger. Chi si trovasse a dare unā€™occhiata al testo letterario e poi al monologo teatrale che ne ho tratto, troverebbe una grande differenza con lo spettacolo che vedrĆ : tutto lā€™apparato realistico, compresi oggetti di scena ed effetti sonori, sulla scena non cā€™ĆØ. Man mano che insieme a Emilio Solfrizzi mettevamo in scena il testo ci siamo resi conto che potevamo elevare la posta della nostra scommessa puntando a una rappresentazione completamente affidata alla centralitĆ  della parola e dellā€™attore. Mi sono ricordato del ā€œcuntastorieā€, una arcaica forma di attore totale siciliano di cui racconta PitreĢ, un attore di strada provvisto di tre panche per il pubblico e di due spade, unici supporti per raccontare e rappresentare al suo pubblico lā€™intero ciclo della tavola rotonda. CosƬ, forte dellā€™interprete che avevo, ho cominciato a togliere e a semplificare, fino a che in scena sono rimaste solo le poche righe bianche che disegnano un campo da tennis e due sedie, quelle sulle quali, nei cambi campo, i tennisti si riposano. Appena siamo stati in grado, da molto presto, abbiamo cominciato a ospitare degli spettatori. Prima due, poi quattro, dodici, trenta, per mettere a punto e verificare gli effetti comici e quelli drammatici. Gli spettatori ci hanno detto che avevano visto il campo, lā€™arbitro, la palla, la racchetta, i colpi e, fidandoci di loro, affrontiamo una verifica piĆ¹ vasta e impegnativa, sperando che la metafora, prima nascosta e poi svelata, che il testo contiene trovi in questo modo la strada per arrivare al cervello e al cuore del pubblico che vorrĆ  condividere con noi questa esperienza.

Umberto Marino