EMMA, PENSACI TU

di Maurizio Liverani

E’ da tempo che Emma Bonino, pur essendo popolare e stimata, è ritenuta inabile al servizio del Colle. C’è chi dice che le manchi quel curioso gusto di dominazione, uno dei segni di “demenza”, secondo i maligni, della donna in carriera. In Germania Emma è popolarissima perché poche come lei si battono razionalmente per i diritti degli immigrati e degli emarginati. L’ideologia, tutto quell’addobbo di belle parole che accompagna le femministe, è, per lei, un semplice “sorbetto”. Essere di parte e non avere seguito è meno che niente. La Bonino agisce per gli umili e gli offesi senza l’ausilio delle grandi parole. Le suffragette alla superficie sembrano vive,  ma nel fondo sono nebbia e fumo. Emma come individuo e, soprattutto, come personalità non è recuperabile all’organismo dei funzionari, perciò deve essere tenuta in ombra in quanto non corrisponde all’idea della donna-meccanica che ha, oggi, il femminismo ufficiale, soprattutto quello che sembra un modello di matrice cattolica, ma in realtà è accalappiatore di voti; parte organica di una concezione di un mondo illiberale. I partiti cercano di essere rappresentati da uomini e donne che abbiano insito nella loro personalità qualcosa di rassegnato. La forma di indipendenza rappresentata da Emma Bonino è, per queste “funzionarie”, fastidiosa. Per essere popolari negli altri partiti si deve far ricorso al fascino ed essere “dottrinarie” in uno stile “alla mano”. Le femministe tradizional sono piene di proponimenti buoni come assegni messi in una banca presso la quale non si ha il conto corrente. Possiedono un vasto guardaroba di principi usati; sono talmente infagottate di benevolenza da parere un libro di preghiere. Il paradiso dei lavoratori, non essendo più l’Urss, è lassù nell’alto dei cieli. Sono donne che non conoscono mai una vittoria, ma in compenso non sono costrette a conoscere sconfitte. La loro condotta ha radici nell’incoerenza; la coerenza, soprattutto in una diccì, è una imperdonabile affettazione stilistica. Ostentano un’aria santerella di inefficace protezione; sono inclini al bonario lasciar correre. Hanno imparato dai “maschietti” quanto sia comodo essere rigorose a parole. Emma Bonino è capace di uscire dalla solita praticaccia politica con ideazioni che spesso mettono in allarme gli stessi radicali. Per le donne italiane, è come una fata benefica; ha la testa in fermento, non è un ricettacolo di ordini, non perde tempo in guerricciole intestine. Non si attacca al carro trionfale di questo o quel leader; non ha niente della bacchettona; non sarà mai, pur avendone i titoli, un personaggio autorevole. Può piacere alle femministe partitiche una come Emma Bonino che arriva “a cavalli di posta” e per la strada maestra delle idee chiare dove la porta la ragione? Ha una individualità soverchiante, devota all’idea liberale. Non sarà mai adoratrice di feticci come rane galvanizzate dove vuole il potente di partito. A Roma, dice Stendhal, i dotati sono accantonati e fanno paura ai governanti.

Maurizio Liverani