ERIC KELLER, MAESTRO IMMAGINIFICO
UNA GRANDE MOSTRA A PARIGI HA CELEBRATO IL PERCORSO ARTISTICO DI UN SUBLIME POETA DELLA FOTOGRAFIA
di Giacomo Carioti
Conobbi Eric Keller qualche decennio fa. ma sembra davvero ieri.
Comuni amici francesi mi presentarono questo giovanissimo fotografo, riservato e gentile, molto schivo a proposito delle sue immagini, quasi a volerne minimizzare il valore, o lasciarlo esclusivamente alla propria memoria, alla propria elaborazione estetica e sentimentale.
Invece, io capii subito che dietro questa sensibilità si celava un talento straordinario.
Capii soprattutto quanto la sua vena artistica fosse grandemente supportata dalla capacità artigianale, dal saper valorizzare le sue riprese con le sottolineature sapienti della camera oscura, dal saper arricchire i segnali caratteriali dei suoi soggetti con elementi onirici usati come preziosi addobbi o vestimenti.
Questa capacità, creativa e costruttiva insieme, è da sempre il suo inconfondibile segno distintivo, sia nei ritratti paterni fortemente evocativi (anche soltanto nei particolari, nei dettagli delle sue mani forti e generose…) , sia nelle gigantesche incombenze metallurgiche di una Dunkerque vista tanto con gli occhi timidi e impauriti di bambino, quanto con le ostentazioni favoleggianti dell’eroico adolescente… fino ai nudi di donna intrisi di passione e di rispetto, di evocazione mitologica e di tenerezza.
Per chi come me ha creduto subito in quell’aura misteriosa e promettente, che trent’anni fa emergeva come una geniale vocazione (allestendo per lui una mostra a Roma nell’ambito della manifestazione “Photogrammatica” del ‘95), non può che essere di grande soddisfazione, ed anche di sottinteso orgoglio solidale, l’aver assistito alla progressiva affermazione di Eric Keller: prima in Francia poi a livello internazionale, con numerose e prestigiose pubblicazioni e mostre personali, sempre di prezioso contenuto e di elegante qualità.
Imprese d’artista sempre segnate dall’amore incondizionato e irrinunciabile per il bianco e nero, per la pellicola in celluloide e la stampa su carta al bromuro d’argento…
“ Depuis toujours très attachè au travail des mains, je n’ai jamais pu me resoudre a abandonner le tirage de mes photographies en laboratoire pour m’asseoir devant l’ecran d’un ordinateur. Je continue a manipules le papier sous l’agrandisseur et dans les bains chimiques…”.
Non solo nostalgia, ma consapevolezza -da me strenuamente condivisa- che la vera fotografia si fa solo così.
“…io cerco la poesia dei luoghi, dei volti, dei corpi e delle cose, questo è ciò che mi interessa e mi appaga… Ogni mia immagine prova, in qualche modo, a diventare un poema manoscritto…”
L’ ultima mostra dei ”tirages argentiques” di Keller, dal titolo “Still life – Still lives” si è da poco conclusa con meritato successo nella galleria parigina C.A.S.C. della “Association Place des Arts”.
Insieme alla esposizione dei suoi veri e propri capolavori del nudo, in catalogo sono state ricordate fotograficamente e poeticamente le sue origini, umane, culturali e fotografiche:
“…Mon enfance s’est endormie / Au creux de la dune blottie / A l’abri de la marèe haute / entre Dunkerque et Zuydcoote…”.
Non solo grande fotografo: soprattutto sublime poeta, anche della fotografia.
Giacomo Carioti
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NELLA FOTO: A SINISTRA, LA PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA DEL 1995 A PHOTOGRAMMATICA; A DESTRA, IL CATALOGO DELLA RECENTE MOSTRA DI KELLER AL C.A.S.C. DI PARIGI
@eric.keller.lepaulmier