ERODIADE, O IL SUO LATO AMBIGUO
Cento anni fa nasceva Giovanni Testori, intellettuale fuori dagli schemi, che con la sua vastissima e appassionata attività ha toccato diversi ambiti creativi, dalla letteratura al romanzo, dal teatro alla storia dell’arte, dal giornalismo alla critica e alla poesia. “Erodiade” di Giovanni Testori, con Francesca Benedetti per la regia di Marco Carniti, sarà in scena per una serata evento al Teatro Basilica il 21 febbraio alle 21.00. Erodiade per Giovanni Testori si fa corpo, metà Dio, metà donna che scopre il lato ambiguo e fluido della sua virilità. Il personaggio di Erodiade, benché storico, ci arriva più facilmente dalla letteratura che dai Vangeli. Giovanni Testori ha scritto un testo sull’eroina nel 1969 e lo rimaneggia più volte, facendone un essere metà dio e metà donna. Francesca Benedetti, musa del drammaturgo milanese, ne affronta la scrittura immergendosi in un flusso verbale inedito per restituire al pubblico il mito rovesciato di un personaggio controverso e trasgressivo, che con lei diventa vittima e non carnefice. Giovanni Battista secondo il racconto dei vangeli sinottici di Marco e Matteo, condannò pubblicamente la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata Erodiade rimasta vedova di Filippo; il sovrano lo fece prima imprigionare, poi per compiacere la figlia di Erodiade, Salomè, che aveva ballato a un banchetto, lo fece decapitare. Testori scrive questo monologo in due parti nel 1968 prendendo spunto dall’episodio biblico del quale cambia dinamiche e motivazioni: la vendetta di Erodiade che chiede per bocca della figlia Salomè la testa del profeta, reo di aver criticato il matrimonio della donna con Erode Antipa, diventa nel testo di Testori il gesto disperato di una donna innamorata che spera di avere le amate labbra del suo Giovanni (ma lei lo chiama Iokanaan) che l’aveva rifiutata, almeno da morto. Su una scena vuota campeggia un trono dal quel Erodiade si rivolge direttamente alla testa mozza del profeta, grumo sanguinante di carne marcia. Alle sue spalle, su uno schermo, si alternano in proiezione alcuni dei settantatré disegni fatti da Testori durante la stesura del monologo, con la penna stilografica.