FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
FACILI POLEMICHE
Nella vita le scelte ideali possono divergere dalla comicità. Il tempo aggiusta le prospettive; il film che avrebbe voluto fare Alberto Sordi era il ritratto di Galeazzo Ciano. Non sarebbe stato un film “anti” bensì il ritratto di un vitellone littorio, l’amabile caricatura di un vitale personaggio che assunse le pose del regime con inflessione ironica. Me lo confidò pregandomi di sottolineare, data la simpatia per il personaggio, che non voleva prestarsi a facili polemiche.
Come apparato ideologico deboluccio: al suo posto ha soltanto un frullato di parole maiuscole (Popolo, Libertà, Giustizia, Resistenza, soprattutto, Resistenza). Nel tempo che gli avanzava, quando Mussolini lo sbatté in Sardegna, Sandro Pertini non leggeva nemmeno un libro. “Gli ho visto leggere soltanto ‘L’intrepido’”, lo ricordava Indro Montanelli. Questo ricordo si aggiunge alle accuse che hanno armato gli imbrattatori della statua del popolare giornalista. I grillini, assegnandosi Sandro Pertini come progenitore, si sono illusi di aver legato le loro idee all’ideale pertiniano.
Il Duce si mosse già con l’Impero come un personaggio da romanzo premio. Si mormorava che avesse trasferito negli Stati Uniti un considerevole malloppo prima di dichiarare guerra accanto a Hitler. Si riprometteva, in caso di sconfitta, di trasferirsi negli Usa a trascorrere una lunga vacanza. L’avvenire migliore si tingeva, però, di incertezza.
Essere di parte e non avere seguito è meno che niente. Emma Bonino agisce per gli umili e gli offesi, senza l’ausilio delle grandi parole. Per essere popolare non deve far ricorso al fascino di essere una “dottrinaria”. Emma è stata capace di uscire dalla solita praticaccia politica con ideazioni che spesso mettono in allarme gli stessi radicali. Per le donne italiane è come una fata benefica. Ha, però, una individualità soverchiante, devota all’idea liberale. A Roma, scrive Stendhal, i dotati sono accantonati e fanno paura ai governanti.
MAURIZIO LIVERANI