di Maurizio Liverani
Sino a qualche settimana fa non c’era parlamentare che non crepitasse come un petardo contro il nemico. Dopo aver sparato qualche fuoco d’artificio, il pentastellato ha preso a pensare in termine di artiglieria leggera. Il M5s è ossessionato da un cruccio, questo: chi siamo? cosa vogliamo? l’elettore è con noi o semplicemente ci guarda come a quei pupazzi del “tiro al bersaglio” nel luna park? Nessuno ha un buon passato politico, nessuno ha in saccoccia un titolo. Bisogna ricordare che quando non si ha fantasia c’è sempre la politica. I cinquestelle hanno della società un’idea un po’ indù; sono convinti che la loro personalità sociale sia una creazione della rivalità degli altri partiti che hanno su di loro una semplice superiorità: tra intrighi, imbrogli, trasformismi hanno un lungo corredo di esperienze. Il coefficiente del pentastellato si riassume nella versione “siete tutti ladri”; non avendo principi, si affidano a una vera e propria intransigenza. Al momento di voler concepire una nuova legge elettorale si sentono, però, mediocri e contingenti, costretti a cercare alleati nei partiti che hanno sempre combattuto. La “pavimentazione” morale del movimento ha bisogno delle piastrelle del Pd e, in seconda istanza, anche di quelle di FI. E’ giunta l’ora di passare ai fatti, trascorsa quella dell’aspra polemica. Per essere approvato dai suoi avversari, il grillino si vede costretto a rassicurarli rivelandosi un ricettacolo inerte e docile. Messa in un cantuccio l’aria brusca e frettolosa, l’animo di un pentastellato, al gioco delle larghe intese, non è ancora pronto. Si ripropone l’incontro con Pier Luigi Bersani che supplicava un alto esponente del M5s a realizzare un inciucio; invito respinto, ma che oggi viene rispolverato. Si potrebbe fare con FI ma il suo leader non trova produttiva né ragionevole un’intesa con i 5s. Grillo, togliendo il carattere solitario al suo movimento, cerca di risollevarsi blandendo i partiti che sino a ieri ha disprezzato. Un partito scortese deve per gioco forza diventare cortese per raggiungere obiettivi che da solo non può realizzare. Ci commuove il candore di Grillo che, pur avendo un vasto seguito, rischia, con i suoi, di finire come i piccoli indiani; è suonato il campanello d’allarme. Deve dare una sferzata perché non può restare eternamente immutabile. L’addolcimento indispensabile non è una pantomima ma un’esigenza reale. Deve adattarsi a essere visto come un doppio giuochista e prestarsi, inevitabilmente, al sarcasmo.
Maurizio Liverani